DALLE FONTI FRANCESCANE 750
Vita seconda di Tommaso da Celano
CAPITOLO CXXIV
AMORE DEL SANTO PER LE CREATURE SENSIBILI
E INSENSIBILI
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165. Desiderando questo felice viandante uscire presto dal mondo, come da un esilio di passaggio, trovava non piccolo aiuto nelle cose che sono nel mondo stesso. Infatti si serviva di esso come di un campo di battaglia contro le potenze delle tenebre, e nei riguardi di Dio come di uno specchio tersissimo della sua bontà.
In ogni opera loda l'Artefice; tutto ciò che trova nelle creature lo riferisce al Creatore. Esulta di gioia in tutte le opere delle mani del Signore, e attraverso questa visione letificante intuisce la causa e la ragione che le vivifica. Nelle cose belle riconosce la Bellezza Somma, e da tutto ciò che per lui è buono sale un grido: " Chi ci ha creati è infinitamente buono ". Attraverso le orme impresse nella natura, segue ovunque il Diletto e si fa scala di ogni cosa per giungere al suo trono.
Abbraccia tutti gli esseri creati con un amore e una devozione quale non si è mai udita, parlando loro del Signore ed esortandoli alla sua lode. Ha riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna. Cammina con riverenza sulle pietre, per riguardo a colui, che è detto Pietra. E dovendo recitare il versetto, che dice: Sulla pietra mi hai innalzato, muta così le parole per maggiore rispetto: "Sotto i piedi della Pietra tu mi hai innalzato".
Quando i frati tagliano legna, proibisce loro di recidere del tutto l'albero, perché possa gettare nuovi germogli. E ordina che l'ortolano lasci incolti i confini attorno all'orto, affinché a suo tempo il verde delle erbe e lo splendore dei fiori cantino quanto è bello il Padre di tutto il creato. Vuole pure che nell'orto un’aiuola sia riservata alle erbe odorose e che producono fiori, perché richiamino a chi li osserva il ricordo della soavità eterna.
Raccoglie perfino dalla strada i piccoli vermi, perché non siano calpestati, e alle api vuole che si somministri del miele e ottimo vino, affinché non muoiano di inedia nel rigore dell'inverno.
Chiama col nome di fratello tutti gli animali, quantunque in ogni specie prediliga quelli mansueti.
Ma chi potrebbe esporre ogni cosa? Quella Bontà " fontale ", che un giorno sarà tutto in tutti, a questo Santo appariva chiaramente fin d'allora come il tutto in tutte le cose.
COMMENTO
S. Francesco .che attraverso la "espropriazione di sè stesso", è riuscito a rendere limpida la visione del suo intelletto, tenendola sgombra dalle nebbie della triplice concupiscenza: dell'oro, della carne e dell'orgoglio, è stato l'uomo che ha saputo leggere il libro della creazione meglio di qualsiasi altro. Perchè per rivelarsi all'uomo e ammaestrarlo su tutta la verità utile ad essere da lui conosciuta, Dio ha creduto opportuno nella sua sapienza infinita, preparare per lui due libri: la CREAZIONE e la BIBBIA: L'uno e l'altro sono scritti dal suo Verbo, nel Quale "sono state create tutte le cose" e del Quale sono segno e veste visibile le parole dei profeti e degli apostoli. Leggiamo la vita di Francesco, non tanto per ammirare, ma per imparare. Stampiamo nella nostra coscienza la frase che tutte le creature gridavano a Francesco: "Chi ci ha create è infinitamente buono".
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