mercoledì 11 marzo 2015
DALLE FONTI FRANCESCANE 1766
SPECCHIO DI PERFEZIONE
Non voleva il santissimo padre che i suoi frati fossero avidi di scienza e di libri, ma voleva e predicava loro che si studiassero di mettere fondamento sopra la santa umiltà, e seguitare la pura semplicità, la santa orazione e nostra madonna la povertà, su cui posero fondamento i santi e antichi frati; e diceva questa sola essere certa via alla propria salute e a edificazione degli altri, perchè Cristo, di cui siamo chiamati ad imitare l’esempio, questa sola ci mostrò e c’insegnò colla parola e insieme coll’esempio. Imperocchè il medesimo beato padre, vedendo nel futuro, sì vi leggeva per lume di Spirito Santo, e frequenti volte diceva ai frati, come molti frati per fervore di edificazione altrui verranno meno alla loro vocazione, cioè alla santa umiltà, pura semplicità, orazione e divozione, e a nostra madonna la povertà, e sì accadrà ad essi che stimando di meglio esser saziati, cioè riempiti di divozione, e accesi di amore, e illuminati nella scienza di Dio per lo studio della scrittura, si troveranno poi all’occasione freddi al di dentro e vuoti, e per tal modo non potranno far ritorno alla prima vocazione, perocchè consumarono nello studio vano e bugiardo il tempo che dovevano vivere secondo la loro vocazione: e temo, che quanto sembrava possedessero, sarà tolto loro, perche del tutto dimenticarono di servare e imitare quanto loro era stato concesso, cioè loro vocazione. E aggiungeva: «Sono molti frati che ripongono tutto loro studio e tutta sollecitudine in fare acquisto di scienza, disertando loro santa vocazione, torcendo la mente e il corpo dalla via della umiltà e della santa orazione, i quali come avranno predicato alle genti, e intenderanno alcuni averne avuto edificazione ed esser venuti a penitenza, si pavoneggiano e insuperbiscono per l’opera e per l’altrui frutto, siccome del proprio, dove all’incontro loro predica fu ad essi di condanna e di rimprovero, e niente adoperarono secondo verità, se non in quanto furono strumenti di coloro per i quali Iddio colse tale frutto: imperocchè quelli che essi stimano avere edificato per loro scienza e predicazione, e averli chiamati a penitenza, Iddio sì li edifica e converte per le orazioni e lacrime dei santi, poveri e umili e semplici frati, sebbene questi santi frati siano di ciò ignoranti, imperocchè tale è il volere di Dio, cioè che ciò ignorino onde non si levino in superbia.
Questi frati sono miei soldati della tavola rotonda, che si celano entro i deserti e luoghi remoti, onde meglio darsi alla orazione e meditazione, piangendo i peccati propri e gli altrui, vivendo in semplicità e umile conversazione, la santità dei quali solo a Dio è manifesta, e talvolta è sconosciuta a’ frati e agli uomini, le anime de’ quali, quando verranno presentate dagli angeli di Dio, allora il Signore mostrerà loro il frutto e la mercede delle loro fatiche, cioè molte anime che per loro esempi, orazioni e lacrime pervennero a salute
COMMENTO
Una lezione di umiltà quanto mai significativa ci viene dall'uomo evangelica Francesco d'Assisi. Dopo aver radicato se stesso nell'umiltà, cercò di poggiare su questa solida base la vita dei suoi frati. E vi riuscì in modo così mirabile da creare lo spettacolo di quei "Cavalieri della tavola rotonda" che invece di gareggiare nell'ambizione e nel successo, cercavano di emularsi nell'oscurità e nel nascondimento.
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