domenica 22 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 800

NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO L'Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore: a Lui gloria e potenza nei secoli, in eterno
Ap.5,12; 1,6
San Francesco e il Vangelo
3 febbraioModificato
DALLE FONTI FRANCESCANE 800
Vita seconda di Tommaso da Celano
FF 800. (210) Francesco, araldo di Dio, si incamminò sulle vie di Cristo attraverso numerose pene e gravi malattie, e non ritrasse il piede sino a quando coronò il buon inizio con una fine ancora più santa.
(211)......Francesco era già morto a questo mondo, ma Cristo viveva in lui. Le delizie del mondo erano per lui una croce, perchè portava radicata nel cuore la croce di Cristo. E appunto per questo le stimmate rifulgevano all'esterno della carne, perchè, dentro, la sua radice gli si allungava profondissima nell'animo.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 263

"Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature,specialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno, e illumini noi per lui. Ed ello è bello e radiante cun grande splendore: de te, Altissimo, porta significazione".( FF 263)



Un grande abbraccio di Pace e Bene giunga a tutti VOI ! Emoticon heart

lunedì 16 novembre 2015

SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA 17 Novembre 2015

VITA DI S: ELISABETTA Il castello di Wartburg è una costruzione sulla vetta di una montagna circondata da più di cento miglia di foresta, dove nel 1070 sarà costruita la residenza dei langravi di Turingia, che sovrasta la capitale Eisenach.

Ludovico dovette iniziare a regnare in giovane età a causa della morte del padre avvenuta il 25 Aprile del 1217 e prese il nome di Ludovico IV, Conte di Turingia e dell’Assia. Il padre Ermanno I era stato scomunicato dall’arcivescovo di Magonza per dei contrasti politici.
Nella primavera del 1221, si celebrano le nozze tra Elisabetta ormai quattordicenne e lo sposo Lodovico IV di Turingia, che ha ventuno anni, dal quale Elisabetta avrà tre figli:
Ermanno nasce il 28 Marzo nel 1222 (erede della corona, chiamato con il nome del nonno paterno).
Sofia nasce nel 1224 (nome in onore della nonna langravia) e andrà in sposa al duca di Brabante;
Gertrude nel 1227 (divenuta poi monaca premostratense e proclamata santa dalla chiesa). Nasce già orfana del padre.

Il matrimonio di Elisabetta fu felice "Se io amo tanto una creatura mortale - diceva Elisabetta – alla fedele Isentrude – quanto dovrei amare di più il Signore". Elisabetta amava teneramente Ludovico e Ludovico amava lei, per la sua bellezza, la sua gentilezza e la sua grazia. A corte la Duchessa era quasi disprezzata per la sua semplicità nel vestire e per la sua modestia nel vivere.

Assecondata dal consorte, Elisabetta dedicava molto tempo alla preghiera ed esercitava con generosità le opere di misericordia verso i poveri, i lebbrosi, gli appestati, i malati in genere e i bisognosi. Si impegnava nella promozione della giustizia sociale.

Il suo amore per poveri è abbondantemente documentato tuttavia è degno di nota il miracolo del pane trasformato in rose, si afferma che un giorno Ludovico la incontrò mentre correva per la strada con il suo grembiule pieno di pane per i poveri, le chiese cosa stesse portando, lei lascio cadere il grembiule ed invece del pane comparvero magnifiche e fresche rose
.
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Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta (Al pontefice, anno 1232; A. Wyss, Hessisches Urkundenbuch I, Lipsia 1879, 31-35)
Elisabetta incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi.
Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l'elemosina di porta in porta. Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste la mani sull'altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita dal rumore del mondo e dalla gloria umana, se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata, volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili ed i più derelitti.
Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole.
Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa di dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Mi rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle esser seppellita. Fatto questo, ricevette il Corpo del Signore. Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle che aveva sentito nella predicazione. Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente.

http://youtu.be/5-A1oBUx-Xc



sabato 14 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 709

DALLE FONTI FRANCESCANE 709

"Questo Santo assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: "Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita. Ma - continuava - se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole ".
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l'unzione dello spirito e l'olio della letizia. Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all'orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore.
"Il servo di Dio - spiegava - quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza. Perché, se permane nella tristezza, crescerà quel male babilonese e, alla fine, genererà nel cuore una ruggine indelebile, se non verrà tolta con le lacrime"

(dalla vita di San Francesco - Fonti Francescane n.709).





lunedì 9 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1852

CAPITOLO XXI

Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando convertì il ferocissimo lupo d' Agobbio.

1852 Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d' Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini, in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s'appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano della città, come s' eglino andassono a combattere, e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e' vennono a tanto, che nessuno era ardito d' uscire fuori della terra.
Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano, e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori della terra egli co' suoi compagni, tutta la sua confidanza ponendo in Dio. E dubitando gli altri di andare più oltre, santo Francesco prese il cammino inverso il luogo dove era il lupo. Ed ecco che, vedendo molti cittadini li quali erano venuti a vedere cotesto miracolo, il detto lupo si fa incontro a santo Francesco, con la bocca aperta; ed appressandosi a lui santo Francesco gli fa il segno della santissima croce, e chiamollo a sè e disse così: « Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male nè a me nè a persona ». Mirabile cosa a dire! Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere. E santo Francesco gli parlò così: « Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio sanza sua licenza, e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardire d' uccidere uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu se' degno delle forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t' è nemica. Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro, sicchè tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa, e nè li uomini nè li cani ti perseguitino più >>. E dette queste parole, il lupo con atti di corpo e di coda e di orecchi e con inchinare il capo mostrava d' accettare ciò che santo Francesco dicea e di volerlo osservare. Allora santo Francesco disse: « Frate lupo, poichè ti piace di fare e di tenere questa pace, io ti prometto ch' io ti farò dare le spese continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di questa terra, sicchè tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male. Ma poich' io t' accatto questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu mi imprometta che tu non nocerai mai a nessuna persona umana nè ad animale: promettimi tu questo? ». E il lupo, con inchinare di capo, fece evidente segnale che 'I prometteva. E santo Francesco sì dice: « Frate lupo, io voglio che tu mi facci fede di questa promessa, acciò ch' io me ne possa bene fidare ». E distendendo la mano santo Francesco per ricevere la sua fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra la mano di santo Francesco, dandogli quello segnale ch' egli potea di fede.
E allora disse santo Francesco: « Frate lupo, io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu venga ora meco sanza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa pace al nome di Dio ». E il lupo ubbidiente se ne va con lui a modo d' uno agnello mansueto; di che li cittadini, vedendo questo, fortemente si maravigliavano. E subitamente questa novità si seppe per tutta la città; di che ogni gente, maschi e femmine, grandi e piccioli, giovani e vecchi, traggono alla piazza a vedere il lupo con santo Francesco. Ed essendo ivi bene raunato tutto 'l popolo, levasi su santo Francesco e predica loro, dicendo, tra l'altre cose, come per li peccati Iddio permette cotali cose e pestilenze, e troppo è più pericolosa la fiamma dello inferno, la quale ci ha a durare eternalemente alli dannati, che non è la rabbia dello lupo il quale non può uccidere se non il corpo: « quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d' un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de' vostri peccati, e Iddio vi libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale ». E fatta la predica, disse santo Francesco: « Udite, fratelli miei: frate lupo che è qui dinanzi da voi, sì m' ha promesso, e fattomene fede, di far pace con voi e di non oífendervi mai in cosa nessuna, e voi. gli promettete di dargli ogni dì le cose necessarie; ed io v' entro mallevadore per lui che 'l patto della pace egli osserverà fermamente ». Allora tutto il popolo a una voce promise di nutricarlo continovamente. E santo Francesco, dinanzi a tutti, disse al lupo: « E tu, frate lupo, prometti d' osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenda nè gli uomini, nè gli animali nè nessuna creatura? ». E il lupo inginocchiasi e inchina il capo e con atti mansueti di corpo e di coda e d'orecchi dimostrava, quanto è possibile, di volere servare loro ogni patto. Dice santo Francesco: « Frate lupo, io voglio che come tu mi desti fede di questa promessa fuori della porta, così dinanzi a tutto il popolo mi dia fede della tua promessa, che tu non mi ingannerai della mia promessa e malleveria ch' io ho fatta per te ». Allora il lupo levando il piè ritto, sì 'I puose in mano di santo Francesco. Onde tra questo atto e gli altri detti di sopra fu tanta allegrezza e ammirazione in tutto il popolo, sì per la divozione del Santo e sì per la novità del miracolo e sì per la pace del lupo, che tutti incominciarono a gridare al cielo, laudando e benedicendo Iddio, il quale sì avea loro mandato santo Francesco, che per li suoi meriti gli avea liberati dalla bocca della crudele bestia.
E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a uscio a uscio, sanza fare male a persona e sanza esserne fatto a lui, e fu nutricato cortesemente dalla gente, e andandosi così per la terra e per le case, giammai nessuno cane gli abbaiava drieto. Finalmente dopo due anni frate lupo sì si morì di vecchiaia, di che li cittadini molto si dolsono, imperò che veggendolo andare così mansueto per la città, si raccordavano meglio della virtù e santità di santo Francesco.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

(dai Fioretti)






domenica 1 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 263








DALLE FONTI FRANCESCANE 263

Il "Cantico delle creature"

.............
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente po' skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,

ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate

e serviateli cum grande humilitate.

mercoledì 28 ottobre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1920

SAN FRANCESCO E IL PURGATORIO

Da “I FIORETTI” : FF 1920
………..E nella detta apparizione serafica Cristo, il quale apparia, sì parlò a santo Francesco certe cose secrete ed alte, le quali santo Francesco in vita sua non volle rivelare a persona, ma dopo la sua vita il rivelò, secondo che si dimostra più giù; e le parole furono queste: “Sai tu—disse Cristo—quello ch’io t’ho fatto? Io t’ho donato le stimate che sono i segnali della mia passione, acciò che tu sia il mio gonfaloniere. E siccome io il dì della morte mia discesi al limbo, e tutte l’anime ch’io vi trovai ne trassi in virtù di queste mie istimate; e così a te concedo ch’ogni anno, il dì della morte tua, tu vada al purgatorio, e tutte l’anime de’ tuoi tre Ordini, cioè Minori, Suore e Continenti, ed eziandio degli altri i quali saranno istati a te divoti, i quali tu vi troverai, tu ne tragga in virtù delle tue istimate e menile alla gloria di paradiso, acciò che tu sia a me conforme nella morte, come tu se’ nella vita”.




martedì 27 ottobre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 2022-2023

DALLE FONTI FRANCESCANE 2022-2023
"Sacrum Commercium"
2022 63. E quando della gloria di tanta penuria si furono saziati più che se avessero
avuto abbondanza di ogni cosa, innalzarono lodi al Signore, al cui cospetto avevano trovato
tanta grazia, e condussero la Povertà al luogo del riposo, perché era stanca. E così si adagiò
ignuda sopra la nuda terra.
Chiese inoltre un guanciale per il suo capo. E quelli subito portarono una pietra e la
posero sotto il capo di lei.
Ed ella, dopo un sonno placidissimo e non appesantito da cibo né da bevanda si alzò
alacremente, chiedendo che le fosse mostrato il chiostro. La condussero su di un colle e le
mostrarono tutt'intorno la terra fin dove giungeva lo sguardo, dicendo: «Questo, signora, è il
nostro chiostro ».
MADONNA POVERTA' BENEDICE I FRATI
E LI AMMONISCE A PERSEVERARE
NELLA GRAZIA RICEVUTA
2023 64. Allora ordinò loro di sedere tutti insieme e rivolse ad essi parole di vita, dicendo: «
Siate benedetti, figli miei, dal Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra, perché mi avete accolta
nella vostra casa con tale pienezza di carità, che oggi stando con voi mi è parso di stare nel
paradiso del Signore. Perciò sono piena di gioia, sovrabbondo di consolazione, e chiedo perdono di
aver tardato tanto a venire da voi. Veramente il Signore è con voi, e io non lo sapevo. Ecco,
quello che tanto ho cercato, ora lo contemplo, quello che ho tanto desiderato, ora è mio,
perché in terra mi sono unita a uomini che sono per me immagine fedele di Colui che è mio
sposo nel cielo. Benedica il Signore il vostro coraggio e gradisca il lavoro delle vostre mani ».
COMMENTO
La vita cristiana deve essere conformata a Cristo ed è tutt'altro che facile. Per realizzarla occorre vuotare il nostro cuore con la povertà interiore e riempirlo dello Spirito Santo; il brano appena letto: "Le sacre nozze del beato Francesco con madonna Povertà", ce ne svela il segreto.



venerdì 23 ottobre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 265a

ESORTAZIONE ALLA LODE DI DIO
Mariano Fiorentino (+1523) afferma che queste Lodi erano nel Convento dell'Eremita (Terni), e che erano autografe di San France sco.
TEMETE DIO
Temete Dio e dategli gloria.
Il Signore,
E’ degno di ricevere la lode e l'onore.
Lodate il Signore
Tutti voi che lo temete.
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Cielo e terra date a Lui la lode.
Fiumi tutti lodate il Signore.
Benedite, Figli di Dio il Signore.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore,
rallegriamoci ed esultiamo.
Alleluia. Alleluia. Alleluia! O Re d'israele!
Ogni vivente dia lode al Signore.
Lodate il Signore, perché è buono;
tutti voi che leggete queste cose,
benedite il Signore.
Creature tutte, benedite il Signore.
Uccelli tutti del cielo,
lodate il Signore.
Fanciulli tutti
lodate il Signore.
Giovani e fanciulle
lodate il Signore.
L'Agnello che è stato immolato
è degno di ricevere
lode, gloria e onore.
Sia benedetta la santa Trinità
e l'indivisa Unità.
San Michele Arcangelo,
difendici nella lotta.

FF 265a



giovedì 22 ottobre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 760

DALLE FONTI FRANCESCANA 760

Vita Seconda di Tommaso da Celano

760 E inoltre chi possiede la stessa premura di Francesco per i sudditi? Egli alzava sempre le mani al cielo in favore dei veri Israeliti, e a volte, dimentico di sé, provvedeva prima alla salvezza dei fratelli. Si prostrava ai piedi della Maestà divina, offriva un sacrificio spirituale per i suoi figli, e pregava Dio a beneficarli. Vegliava con trepido amore sul piccolo gregge, che si era condotto dietro, perché non gli capitasse che, dopo aver lasciato questo mondo, perdesse anche il cielo. Ed era convinto che un giorno sarebbe rimasto senza gloria, se nello stesso tempo non ne avesse reso meritevoli e partecipi quanti gli erano stati affidati, e che il suo spirito dava alla luce con dolore maggiore di quello provato dalle viscere materne.

COMMENTO
Domandiamoci: chi possiede la stessa premura di Francesco per i suoi compagni? Egli alzava sempre le mani al cielo in loro favore: dimentico di sè, provvedeva prima alla salvezza dei fratelli Si prostrava ai piedi della Maestà divina, offriva un sacrificio spirituale per i suoi figli, e piegava Dio a beneficarli. Vegliava con trepido amore sul piccolo gregge, che si era condotto dietro,perchè non gli capitasse che, dopo aver lasciato questo mondo ,



perdesse anche il cielo. Ed era convinto che un giorno sarebbe rimasto senza gloria, se nello stesso tempo non ne avesse reso meritevoli e partecipi quanti gli erano stati affidati, e che il suo spirito dava alla luce con dolore maggiore di quello provato dalle viscere materne.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 152

"Non sono venuto per essere servito, ma per servire. " dice il Signore 
AMMONIZIONI 152

L' autorità nel pensiero francescano è intesa esclusivamente come servizio, mai come potere o come prestigio. Una vita di servizio non è mai inutile, è solo senza pretese : siamo servi, la nostra gloria è di avere servito Dio nei fratelli.



mercoledì 14 ottobre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 26

DALLE FONTI FRANCESCANE 26
Regole ed Esortazioni
[26] Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.
E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà. E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione.
+++
C'è un episodio narrato dalla Compilazione di Assisi e da altre fonti, che riguarda i ladroni che Francesco incontrò in un eremo sopra Borgo San Sepolcro? Questi, di tanto in tanto, si recavano al convento a domandare del pane; ma derubavano anche i passanti e quindi i frati erano incerti sul da farsi.
Francesco suggerì ai suoi frati di recarsi nel bosco, di portare del cibo ai ladroni, di servirli e chiedere loro un primo piacere: che almeno non percuotessero e non maltrattassero i derubati; quindi di tornare di nuovo, con cibo ancor più abbondante, e di chiedere loro di ravvedersi. I ladroni, commossi dall’affabilità dei frati, cambiarono vita: alcuni addirittura entrarono nell’Ordine.
Considerando quei ladroni come persone, accogliendoli senza pregiudizi, rispettando i loro tempi di maturazione, Francesco li condusse alla vita onesta, al lavoro, alcuni persino a compiere una scelta radicale per Dio e per l’edificazione del suo regno.

giovedì 24 settembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1347


Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1347
1347 Un frate di nome Pacifico, quando ancora viveva da secolare, incontrò il servitore del Signore, che stava predicando in un monastero vicino al Borgo di San Severino.
Scesa la mano del Signore sopra di lui, vide Francesco segnato in forma di croce da due splendentissime spade, poste trasversalmente: una delle spade si stendeva dalla testa fino ai piedi e una si estendeva da una mano all'altra, attraverso il petto.
Egli non conosceva Francesco di persona, ma lo riconobbe subito, dopo che gli fu mostrato per mezzo di quella visione miracolosa. Fortemente stupito, compunto ed atterrito dalla forza delle sue parole, venne, per così dire, trafitto dalla spada dello spirito che usciva dalla sua bocca e, disprezzati definitivamente gli onori vani del mondo, si unì al beato padre mediante la professione della sua stessa vita.
In seguito, costui progredì in ogni forma di santità propria della vita religiosa e divenne ministro dell'Ordine in Francia--difatti fu il primo ad esercitare l'ufficio di ministro in quel paese. Ma, prima, meritò di vedere sulla fronte di Francesco un grande Tau, che spiccava per la varietà dei colori e rendeva meravigliosamente bella e adorna la sua faccia .
Poiché bisogna sapere che l'uomo di Dio venerava questo segno e gli era molto affezionato, lo raccomandava spesso nel parlare, con esso dava inizio alle sue azioni e lo scriveva di propria mano sotto quei bigliettini che inviava per motivo di carità, quasi che tutto il suo impegno fosse, come dice il profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi a Cristo sinceramente .

lunedì 21 settembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1413

DALLE FONTI FRANCESCANE 1413 
“Una volta andava solingo nei pressi della chiesa di Santa Maria della Porziuncola, piangendo e lamentandosi a 
voce alta. Un uomo pio, udendolo, suppose ch’egli soffrisse di qualche malattia o dispiacere e, mosso da compassione, gli chiese perché piangeva così. Disse Francesco: «Piango la passione del mio Signore. Per amore di lui non dovrei vergognarmi di andare gemendo ad alta voce per tutto il mondo». Allora anche l’uomo devoto si unì al lamento di Francesco”. (FF. n. 1413)



FRANCESCO E LE FONTI 276

DALLE FONTI FRANCESCANE  276                                                                                                                                                                                                                                                                            
 Davanti al Crocifisso
Altissimo glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
Et dame fede dricta, 
speranza certa e carità perfecta,
senno e cognoscimento,
Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen
 PREGHIERE  FF 276

SAN FRANCESCO E LE FONTI 583

DALLE FONTI FRANCESCANE 583

Dalla "Vita Seconda" di Tommaso da Celano

Il servo e amico dell'Altissimo, Francesco, ebbe questo nome dalla divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione. La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall'acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d'ira era divenuto figlio della grazia.
Specchio di rettitudine, quella donna presentava nella sua condotta, per così dire, un segno visibile della sua virtù. Infatti, fu resa partecipe, come privilegio, di una certa somiglianza con l'antica santa Elisabetta, sia per il nome imposto al figlio, sia anche per lo spirito profetico. Quando i vicini manifestavano la loro ammirazione per la generosità d'animo e l'integrità morale di Francesco, ripeteva, quasi divinamente ispirata: « Cosa pensate che diverrà, questo mio figlio? Sappiate, che per i suoi meriti diverrà figlio di Dio ».
In realtà, era questa l'opinione anche di altri, che apprezzavano Francesco, già grandicello, per alcune sue inclinazioni molto buone. Allontanava da sé tutto ciò che potesse suonare offesa a qualcuno e, crescendo con animo gentile, non sembrava figlio di quelli che erano detti suoi genitori.
Perciò il nome di Giovanni conviene alla missione che poi svolse, quello invece di Francesco alla sua fama, che ben presto si diffuse ovunque, dopo la sua piena conversione a Dio. Al di sopra della festa di ogni altro santo, riteneva solennissima quella di Giovanni Battista, il cui nome insigne gli aveva impresso nell'animo un segno di arcana potenza.
Tra i nati di donna non sorse alcuno maggiore di quello, e nessuno più perfetto di questo tra i fondatori di Ordini religiosi. È una coincidenza degna di essere sottolineata.

FF 583 
Celano - Vita Seconda



SAN FRANCESCO E LE FONTI 484--485



                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                DALLE FONTI FRANCESCANE FF 484 - 485
Tommaso da Celano - Vita prima
Allorché dimorava nel romitorio che dal nome del luogo è chiamato «Verna », due anni prima della sua morte, ebbe da Dio una visione. Gli apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce. Due ali si prolungavano sopra il capo, due si dispiegavano per volare e due coprivano tutto il corpo.
A quell'apparizione il beato servo dell'Altissimo si sentì ripieno di una ammirazione infinita, ma non riusciva a capirne il significato. Era invaso anche da viva gioia e sovrabbondante allegrezza per lo sguardo bellissimo e dolce col quale il Serafino lo guardava, di una bellezza inimmaginabile; ma era contemporaneamente atterrito nel vederlo confitto in croce nell'acerbo dolore della passione. Si alzò, per così dire, triste e lieto, poiché gaudio e amarezza si alternavano nel suo spirito. Cercava con ardore di scoprire il senso della visione, e per questo il suo spirito era tutto agitato.
Mentre era in questo stato di preoccupazione e di totale incertezza, ecco: nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso.
Le sue mani e i piedi apparvero trafitti nel centro da chiodi, le cui teste erano visibili nel palmo delle mani e sul dorso dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Quei segni poi erano rotondi dalla parte interna delle mani, e allungati nell'esterna, e formavano quasi una escrescenza carnosa, come fosse punta di chiodi ripiegata e ribattuta. Così pure nei piedi erano impressi i segni dei chiodi sporgenti sul resto della carne. Anche il lato destro era trafitto come da un colpo di lancia, con ampia cicatrice, e spesso sanguinava, bagnando di quel sacro sangue la tonaca e le mutande.
Ben pochi ebbero la fortuna di vedere la sacra ferita del costato del servo del Signore stimmatizzato mentre egli era in vita.
FF 484 - 485
Tommaso da Celano - Vita prima

domenica 23 agosto 2015

Ernesto Cortazar - Relaxing Piano Music

DALLE FONTI FRANCESCANE 2912>2918

PREGHIERA PER EVITARE IL PURGATORIO

PREGHIERA RIPARATRICE
Una povera Clarissa defunta apparve alla sua Abadessa che pregava per lei e le disse: «Sono andata subito al Cielo perché, avendo recitato ogni sera questa preghiera, ho pagato tutti i miei debiti e sono stata preservata dal Purgatorio.
Eterno Padre, per le mani di Maria Addolorata, VI offro il S. Cuore di Gesù con tutto il Suo amore, con tutte le Sue sofferenze e con tutti i Suoi meriti: per espiare tutti i peccati che ho commesso quest’oggi, e durante tutta là mia vita passata.
Gloria al Padre...
Per purificare il bene che ho mal fatto quest’oggi, e durante tutta la mia vita passata. Gloria al Padre...
Per supplire al bene che ho trascurato di fare quest’oggi, e durante tutta la mia vita passata. Gloria al Padre.


DALLE FONTI FRANCESCANE 2912_2918
Lettera a Ermentrude di Bruges
2912 1 A Ermentrude, sorella carissima, Chiara d’Assisi, umile ancella di Gesù Cristo, augura salute e pace.
2913 2 Ho appreso, sorella carissima, che, con l’aiuto della grazia del Signore, sei fuggita dal fango di questo mondo; 3 ne provo grande allegrezza e mi congratulo con te; e ancor più grande é la mia gioia perché so che tu e le tue figlie con coraggio camminate nella via della virtù.
2914 4 Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita (Gc 1,12). 5 Il tempo della fatica quaggiù é breve, ma la ricompensa (Cfr. Sap 10,17; Sir 18,22) é eterna. Non ti abbaglino gli splendori del mondo, che passa come ombra (Gb 14,2). 6 Non ti sorprendano le vuote immagini di questo mondo ingannatore; chiudi le tue orecchie ai sibili dell’inferno e spezza da forte le sue tentazioni. 7 Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non gonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono.
2915 8 Rendi fedelmente a Dio quello che hai promesso con voto (Cfr. Sal 75,12), ed Egli ti darà la ricompensa. 9 Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché é un invito per noi, e prendi la croce e segui (Cfr. Lc 9,23) Cristo che ci precede. 10 Poiché dopo molte e varie tribulazioni, é Lui che ci introdurrà nella sua gloria (Ap 14,21; Lc 24,26). 11 Ama con tutto il cuore Dio (Dt 11,1; Lc 10,27; 1Cor 16,22)), e Gesù, suo Figlio crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui. 12 Medita senza stancarti il mistero della croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della croce (Cfr. Gv 19,25).
2916 13 Sii sempre attenta e vigile nella preghiera (Cfr. Mt 26,41). 14 Porta alla sua consumazione il bene che hai incominciato, e adempi (Cfr. 2Tm 4,5-7) il mistero che hai abbracciato in santa povertà e in umiltà sincera.
2917 15 Non temere, o figlia: Dio che é fedele in tutta le sua promesse e santo nelle sue opere (Sal 144,13), effonderà su di te e su tutte le tue figlie la benedizione copiosa. 16 Egli sarà il vostro aiuto, il vostro insuperabile conforto, come é il nostro Redentore e la nostra eterna ricompensa.
2918 17 Preghiamo Dio l’una per l’altra (Gc 5,16), e così, portando il giogo della carità vicendevole, con facilità adempiremo la legge di Cristo (Gal 6,2). Amen
COMMENTO
Se il linguaggio della Croce, vista nello sfondo luminoso della Risurrezione, è la forza conquistatrice della evangelizzazione delle genti, molto più è la spinta elevante dell'ascetica e della mistica. Consapevole di questo, per esperienza personale, s. Chiara invita la sua discepola Ermentrude di Bruges e contemplare Cristo crocifisso per avere la forza di proseguire con entusiasmo nella via dell'umiltà, della povertà e della mortificazione.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1047--1050

LEGGENDA MAGGIORE DI SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO
Fonti Francescane no. 1047 – 1050
FF 1047 Ormai ben radicato nell'umiltà di Cristo, Francesco richiama alla memoria l'obbedienza di restaurare la chiesa di San Damiano, che la Croce gli ha imposto. Vero obbediente, ritorna ad Assisi, per eseguire l'ordine della voce divina, se non altro con la mendicazione. Deposta ogni vergogna per amore del povero Crocifisso, andava a cercar l'elemosina da coloro con i quali un tempo aveva vissuto nell'abbondanza, e sottoponeva il suo debole corpo, prostrato dai digiuni, al peso delle pietre. Riuscì così, a restaurare quella chiesetta, con l'aiuto di Dio e il devoto soccorso dei concittadini. Poi, per non lasciare intorpidire il corpo nell'ozio, dopo la fatica, passò a riparare, in un luogo un po' più distante dalla città, la chiesa dedicata a San Pietro spinto dalla devozione speciale che nutriva, insieme con la fede pura e sincera, verso il Principe degli Apostoli.
FF 1048 Riparata anche questa chiesa, andò finalmente in un luogo chiamato Porziuncola, nel quale vi era una chiesa dedicata alla beatissima Vergine: una fabbrica antica, ma allora assolutamente trascurata e abbandonata. Quando l'uomo di Dio la vide così abbandonata, spinto dalla sua fervente devozione per la Regina del mondo, vi fissò la sua dimora, con l'intento di ripararla. Là egli godeva spesso della visita degli Angeli, come sembrava indicare il nome della chiesa stessa, chiamata fin dall'antichità Santa Maria degli Angeli. Perciò la scelse come sua residenza, a causa della sua venerazione per gli Angeli e del suo speciale amore per la Madre di Cristo. Il Santo amò questo luogo più di tutti gli altri luoghi del mondo. Qui, infatti, conobbe l'umiltà degli inizi; qui progredì nelle virtù; qui raggiunse felicemente la mèta. Questo luogo, al momento della morte, raccomandò ai frati come il luogo più caro alla Vergine.
FF 1049 Riguardo a questo luogo, un frate, a Dio devoto, prima della sua conversione ebbe una visione degna di essere riferita. Gli sembrò di vedere innumerevoli uomini, colpiti da cecità, che stavano attorno a questa chiesa, in ginocchio e con la faccia rivolta al cielo. Tutti protendevano le mani verso l'alto e, piangendo, invocavano da Dio misericordia e luce. Ed ecco, venne dal cielo uno splendore immenso, che penetrando in loro tutti, portò a ciascuno la luce e la salvezza desiderate.
FF 1050 E' questo il luogo, nel quale san Francesco, guidato dalla divina rivelazione, diede inizio all'Ordine dei frati minori. Proprio per disposizione della Provvidenza divina, che lo dirigeva in ogni cosa, il servo di Cristo aveva restaurato materialmente tre chiese, prima di fondare l'Ordine e di darsi alla predicazione del Vangelo. In tal modo non solamente egli aveva realizzato un ar-monioso progresso spirituale, elevandosi dalle realtà sensibili a quelle intelligibili, dalle minori alle maggiori; ma aveva anche, con un'opera tangibile, mostrato e prefigurato simbolicamente la sua missione futura. Infatti, così come furono riparati i tre edifici, sotto la guida di quest'uomo santo si sarebbe rinnovata la Chiesa in tre modi: secondo la forma di vita, secondo la Regola e secondo la dottrina di Cristo da lui proposte -e avrebbe celebrato i suoi trionfi una triplice milizia di eletti. E noi ora costatiamo che così è avvenuto. A laude di nostro Signore Gesù Cristo. Amen


martedì 2 giugno 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 2247

TESTIMONIANZE SU S:FRANCESCO

A) ODDONE DI CHERITON
2247 Un giorno fu sottoposta a frate Francesco la questione: chi avrebbe provveduto al sostentamento  po' di tempo lo nutrì per conto suo; poi lo portò alla reggia perché da qui in avanti provvedesse il re al suo sostentamento. Appena fu recato al re l'annuncio della venuta di quella donna, disse: « Tanti uomini perfidi e inutili mangiano alla mensa regia, è ben giusto che mio figlio possa prendere il suo nutrimento tra loro ». E frate Francesco diede questa interpretazione: « Io sono la donna che il Signore ha reso feconda con la sua parola, ed ho generato questi figli spirituali. Se dunque il Signore provvede a tante persone ingiuste, non c'è da stupirsi che egli provvederà al sostentamento particolarmente per i propri figli ».

dei suoi frati, visto che accettava indifferentemente tutti quelli che si presentavano. Rispose con questa parabola: Un re amò una donna nel bosco e la rese incinta. Essa diede alla luce un figlio e per un

SAN FRANCESCO E LE FONTI 282

LA SETTIMANA SANTIFICATA
Un’orazione da recitare ogni giorno per ringraziare il Signore del Suo Divino intervento nella nostra vita.
"Benediciamo il Signore Iddio vivo e vero, e rendiamo a Lui la lode, la gloria e ogni bene per sempre. Amen. Amen. Fiat. Fiat."
Benedizione che il beato Francesco recitava sempre alla fine dell'ufficio. (FF 282)


lunedì 1 giugno 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI La Verna 25

LA MORTE DI SAN FRANCESCO
Pag 25 di 32
Dopo aver ricevuto le Stimmate alla Verna San Francesco ritorna ad Assisi, è stanco, la salute lo sta abbandonando, la malattia agli occhi lo sta portando sempre più verso la cecità. Viene aiutato e curato dai suoi confratelli, dal Vescovo di Assisi. Viene ospitato anche da Chiara e le sorelle clarisse. Nasconde le sue Stimmate, si dice che solo Santa Chiara fosse a conoscenza di questo grande regalo ricevuto da Gesù Cristo. 
Questo periodo di calvario e veloce degrado fisico gli da la forza e l'ispirazione di scrivere quella che sarà la sua opera più nota: "Il Cantico delle Creature". 
San Francesco sente che la fine della vita terrena si avvicina, vuole che questo accada nella sua Casa Madre: la Porziuncola. Vi si reca la sera del 3 ottobre 1226 e qui avviene il "suo ritorno al Padre". Il suo corpo viene trovato dal Fratello Leone il mattino seguente, è in questo giorno che San Francesco viene da sempre festeggiato. San Francesco fu canonizzato nel luglio del 1228 da Papa Gregorio IX. 
Il dipinto che mostra la morte di San Francesco è di Emanuele da Como (si noti la grande differenza di
stile pittorico rispetto alle altre). E' l'unica opera di questo autore seicentesco, che narra la vita del Santo, rimasta nel Corridoio delle Stimmate. Altri dipinti di Emanuele da Como sono presenti al Santuario della Verna, li potete vedere nelle pagine successive.


SAN FRANCESCO E LE FONTI La Verna 24

IL SAIO DI S: FRANCESCO ESPOSTO ALLA VERNA
Pag 24 di 32
Pochi giorni dopo aver ricevuto le stimmate, San Francesco lascia La Verna per far ritorno ad Assisi. Lungo questo percorso il "poverello di Assisi" si ferma al Castello di Menteauto, nei pressi del Passo della Libbia, una strada che da Arezzo conduce verso Anghiari Sansepolcro. Tale luogo era un "punto di appoggio" frequente dei pellegrinaggi di Francesco, e i Conti Barbolani, proprietari del castello ed amici ed estimatori del Santo da sempre, erano ben felici di ospitarlo ogni volta si trovasse in zona. 
Come detto, anche in questo suo ultimo viaggio La Verna - Assisi, San Francesco fa tappa a Monteauto. Alla sua ripartenza da qui lascia, o dona, al Conte Alberto Barbolani, l'abito che indossava pochi giorni prima al momento che aveva ricevuto le Sacre Stigmate. 
I Conti Barbolani conservarono nel loro castello questa veste, o saio, di Francesco fino al 1503 quando, con una sorta di "furto camuffato da opera necessaria", la Repubblica Fiorentina portò l'abito a Monte alla Croci a Firenze, un convento francescano da pochi anni ultimato e dove evidentemente si riteneva che l'abito potesse avere giusta e motivata collocazione. Qui rimase fino al 1571 quando per volontà di Cosimo I fu trasferito nella Chiesa di Ognissanti a Firenze. In questa chiesa è rimasto fino alla primavera del 2001 quando è stato trasferito alla Verna, il luogo sicuramente più meritevole di conservarlo. Si trova esposto, ben protetto da una teca, nella cappella delle reliquie di San Francesco nella Basilica Maggiore. 
Dalle dimensioni della veste si potrebbe dedurre che San Francesco fosse di statura piuttosto bassa.
Come si nota dalla foto, in corrispondenza della vita, sul punto della stimmate sul costato, manca una parte di tessuto: è il frutto di piccole ma tante asportazioni di tessuto per farne delle reliquie. Il saio delle stimmate di San Francesco era stato l'ultima volta alla Verna nel settembre del 1224 nella sua funzione di abito, dopo vari spostamenti e contese vi è ritornato, giustamente, dopo 777 anni.

sabato 30 maggio 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 61 e 200

DALLE FONTI FRANCESCANE 61 e 200

Dagli scritti di San Francesco

FF 61 E sempre costruiamo in noi una casa, una dimora perenne a lui, che è Signore Onnipotente, Padre Figlio e Spirito Santo. 

FF200 E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora.
E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere,e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.

COMMENTO

Ci sono tre parole che dobbiamo vivere nella nostra vita se vogliamo vivere alla sequela di Francesco:

Camminare...Edificare...Confessare.

* Camminare: Anche noi chiamati a metterci in cammino, in ricerca, in questione, ad uscire dalle nostre sicurezze e dai nostri progetti preconfezionati per andare incontro al Signore Gesù che chiama . Non occultiamo la sua voce, non tacitiamo il suo "seguimi", non accampiamo scuse: è ora di andare..la strada ci aspetta!

* Edificare : Chiamati , come dice S. Francesco, prima di tutto ad edificare in noi una casa al Signore e così contribuire all'edificazione della Chiesa, quali pietre vive di questo edificio spirituale che il Poverello definiva sua "Madre" e amava di un amore appassionato e tenero. E' l'invito evangelico e tutto francescano a riparare, a risanare, a ricostruire, a guarire..a spendersi nel nome di Gesù unico e sommo bene e dei fratelli!

* Confessare: il Papa ci esorta a non contare sulle nostre forze e la nostra "potenza" , ma solo su Gesù Cristo, pregando Lui, testimoniando solo Lui. Se non così, restiamo schiavi della logica del mondo, del demonio. E' la gioia di essere discepoli, è la semplicità di chi sa di essere amato dal Signore e non può non annunciarlo, è la sicurezza di chi nulla teme perchè ha un Padre nei cieli e ha per fratello ogni uomo.

La Croce: E' il comune denominatore di questi passi . "Quando camminiamo senza la Croce , dice il Papa, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce non siamo discepoli del Signore: siamo mondani: siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore!" E la Croce è amore gratuito, dono di sè, consegna senza riserve, piccolezza, povertà, mitezza....La Croce dice uno stile radicale ed essenziale. La Croce è dare la vita!



venerdì 29 maggio 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI La Verna 23

SAN FRANCESCO RICEVE LE STIMMATE A LA VERNA
Pag 23 di 32

La Verna, 17 settembre 1224. Dopo quaranta giorni di digiuno, preghiera e penitenza San Francesco si trova in uno stato di estasi. Gli appare Gesù Cristo in sembianze di cherubino stimmatizzato, da queste ferite partono dei raggi luminosi che vanno a colpire mani, piedi e costato di Francesco. Il futuro Santo, oggi patrono d'Italia, ha ricevuto il dono più grande che potesse avere da Gesù: le Stimmate.


LETTERA DI FRATE ELIA 

309
5. Ed ora vi annuncio una grande gioia, uno straordinario miracolo. Non si è mai udito al mondo un portento simile, fuorché nel Figlio di Dio, che è il Cristo Signore. Qualche tempo prima della sua morte, il fratello e padre nostro apparve crocifisso, portando impresse nel suo corpo le cinque piaghe, che sono veramente le stimmate di Cristo. Le mani e i piedi di lui erano trafitti come da chiodi penetrati dall'una e dall'altra parte, e avevano delle cicatrici dal colore nero dei chiodi. Il suo fianco appariva trafitto da una lancia, ed emetteva spesso gocciole di sangue

mercoledì 27 maggio 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 814

DALLE FONTI FRANCESCANE 814

Vita seconda di Tommaso da Celano

DOPO LA SUA MORTE IL PADRE APPARE AD UN FRATE

814

219. In quella notte e alla stessa ora, il padre glorioso apparve ad un altro frate di vita lodevole, mentre era intento a pregare. Era vestito di una dalmatica di porpora, e lo seguiva una folla innumerevole di persone.

Alcuni si staccarono dal gruppo per chiedere al frate: "Costui non è forse Cristo, o fratello?".

"Sì, è lui ", rispondeva.

Ed altri di nuovo lo interrogavano: " Non è questi san Francesco? ".

E il frate allo stesso modo rispondeva affermativamente. In realtà sembrava a lui e a tutta quella folla che Cristo e Francesco fossero una sola persona.

Questa affermazione non può essere giudicata temeraria da chi sa intendere bene, perché chi aderisce a Dio diventa un solo spirito con Lui e lo stesso Dio sarà tutto in tutti.




COMMENTO
Nel Cristo che muore sulla croce e risorge dopo tre giorni a vita nuova, il Padre "riconcilia con sè il mondo" (2Cor 5,19).Essendo la morte dell'Uomo-Dio l'atto supremo d'amore ed essendo l'amore la vita stessa di Dio, in realtà è tutto il contrario di una morte: è la vittoria sulla morte, la vittoria definitiva dell'amore del Padre e del Figlio di cui è caparra il dono dello Spirito Santo. L'amore porta alla identificazione dell'amante con l'amato. In questo brano della vita di Francesco,il Celano ci dimostra come san Francesco, in forza dell'amore serafico di cui era infiammato, si sia talmente trasformato in Cristo, da formare una sola persona morale con Lui.