lunedì 17 ottobre 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 629

F.F. 629 
Trovandosi Francesco in un eremo presso Rieti , era visitato ogni giorno dal medico per la cura degli occhi.
Una volta il Santo disse ai compagni:
« Invitate il medico e preparategli un buon pranzo ».
«Padre, (rispose il guardiano) te lo diciamo con rossore, ci vergogniamo ad invitarlo, tanto siamo poveri in questo momento».
«Volete forse che ve lo ripeta? »
insistette il Santo.
Il medico era presente e intervenne:
«Io, fratelli carissimi, stimerò delizia la vostra penuria ».
I frati in tutta fretta dispongono sulla tavola quanto c'è in dispensa: un po' di pane, non molto vino e per rendere più sontuoso il pranzo, la cucina manda un po' di legumi.
Ma la mensa del Signore nel frattempo si muove a compassione della mensa dei servi. Bussano alla porta e corrono ad aprire:
c'è una donna che porge un canestro pieno zeppo di bel pane, di pesci e di pasticci di gamberi, e sopra abbondanza di miele ed uva.
A tale vista i poveri commensali sfavillarono di gioia, e messa da parte per il giorno dopo quella miseria, mangiarono di quei cibi prelibati.
Il medico commosso esclamò:
« Né noi secolari e neppure voi frati conoscete veramente la santità di questo uomo».
E si sarebbero di certo pienamente sfamati, ma più che il cibo li aveva saziati il miracolo.
Così l'occhio amoroso del Padre non disprezza mai i suoi, anzi assiste con più generosa provvidenza chi è più bisognoso.
Il povero si pasce ad una mensa più ricca di quella del re, quanto Dio supera in generosità l'uomo.



SAN FRANCESCO E LE FONTI 2125



F.F. 2125 

Io infatti ho domandato al Padre mio che mi concedesse in questa ultima ora un popolo poverello, umile, mite e mansueto, che fosse in tutto simile a me nella povertà e nell'umiltà e fosse felice di possedere me solo, e che io potessi trovare in questo popolo riposo e abitazione, come il Padre mio ha riposo e abitazione in me: ed egli ha riposo e dimora in me, come io rimango e riposo nel Padre mio e nel suo Spirito.
E il Padre mio mi ha dato te, assieme a tutti coloro che per mezzo tuo aderiranno a me con tutto il cuore e con fede non finta e carità perfetta:
Io li reggerò e pascolerò e saranno figli per me, ed io sarò loro Padre.
E chi accoglierà voi, accoglierà me;
chi perseguiterà voi,perseguiterà e disprezzerà me.
Ma su quanti vi perseguiteranno e disprezzeranno starà il mio giudizio e su quanti vi accoglieranno e benediranno rimarrà la mia benedizione.
Sia tua regola il mio Vangelo e tua vita la mia vita.
La mia croce sia il tuo riparo 
e il mio amore la tua vita;
la mia morte tua speranza e resurrezione;
gli obbrobri, le bestemmie e le derisioni rivolte contro di me, siano onore, benedizione e tua raccomandazione.
Sia tua vita, gaudio e gloria sostenere la morte e i tormenti per me.
Nulla voler possedere sotto il cielo, sia tua eredità e tua ricchezza.
Tua sublimità, refrigerio con esaltazione sia umiliarti davanti a tutti e godere di essere afflitto e vilipeso per il mio nome. ..... 

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1173

F.F. 1173 Partì, dunque, prendendo con sé un compagno, che si chiamava Illuminato ed era davvero illuminato e virtuoso. Appena si furono avviati, incontrarono due pecorelle, il Santo si rallegrò e disse al compagno: "Abbi fiducia nelSignore, fratello, perché si sta realizzando in noi quella parola del Vangelo: "Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi".Avanzarono ancora e si imbatterono nelle sentinelle saracene, che, slanciandosi come lupi contro le pecore, catturarono i servi di Dio e, minacciandoli di morte, crudelmente e sprezzantemente li maltrattarono, li coprirono d'ingiurie e di percosse e li incatenarono. Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi e calpestati, per disposizione della divina provvidenza, li portarono dal Sultano, come l'uomo di Dio voleva. Quel principe incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio Altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della Salvezza e annunciare il Vangelo della Verità. E predicò al Soldano il Dio Uno e Trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: "Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire".



SAN FRANCESCO E LE FONTI 167

Un uccellino si posa nelle sue mani. 
FF167 . Francesco stava attraversando su una piccola barca il lago di Rieti, diretto all’eremo di Greccio e un pescatore gli fece omaggio di un uccellino acquatico, perché se ne rallegrasse nel Signore.
Il Padre lo prese con piacere e, aprendo le mani, lo invitò con bontà a volersene andare liberamente. Ma l’uccellino rifiutò, accovacciandosi nelle sue mani come dentro a un nido. Il Santo rimase con gli occhi alzati in preghiera e poi, dopo un lungo tempo, ritornato in sé stesso come da lontano, gli ordinò di riprendere senza timore la libertà di prima.
E l’uccellino, avuto il permesso con la benedizione, se ne volò via, dando col movimento del corpo segni di gioia.



 

lunedì 3 ottobre 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1386-1390

Transito di san Francesco🔹
Leggenda Minore
Lezione III - VI
Fonti Francescane 1386 - 1390
Egli, (san Francesco) del resto, aveva conosciuto molto tempo prima il momento del suo transito.
Quando il giorno della morte fu imminente, disse ai frati che presto doveva deporre il tabernacolo del proprio corpo, come gli era stato mostrato da Cristo.
Erano passati due anni dall' impressione delle stimmate e vent'anni dalla sua conversione.
Egli chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola:
Voleva pagare il suo debito alla morte e avviarsi al premio della ricompensa eterna, proprio là dove, ad opera della Vergine Madre di Dio, aveva concepito lo spirito di perfezione e di grazia.
Condotto al luogo predetto, per mostrare con l'autenticità dell'esempio che nulla egli aveva in comune col mondo, durante quella malattia che mise fine a ogni infermità, si pose tutto nudo sulla terra: voleva, in quell'ora estrema, lottare nudo con il nemico nudo.
Giacendo, così denudato, nella polvere della terra, I'atleta di Cristo con la mano sinistra ricoprì la ferita del fianco destro, che non si vedesse, e, levata al cielo, secondo il suo solito, la serena faccia, tutto teso a quella gloria, incominciò a magnificare l'Altissimo, perché (sciolto da tutto) liberamente ormai stava per passare a Lui.
Finalmente, quando sovrastava ormai l'ora del suo trapasso, fece venire a sé tutti i frati che dimoravano nel luogo e, consolandoli della sua morte con parole carezzevoli, li esortò con affetto paterno all'amore di Dio.
Inoltre lasciò loro in testamento, per diritto di successione, il possedimento della povertà e della pace e li ammonì premurosamente a tenersi fissi alle realtà eterne e a premunirsi contro i pericoli di questo mondo; li indusse, con le parole più efficaci che poté, a seguire perfettamente le orme di Gesù crocifisso.
E mentre i figli stavano tutt'intorno a lui, il patriarca dei poveri, con gli occhi ormai offuscati, non per la vecchiaia ma per le lacrime, I'uomo santo, quasi cieco e ormai prossimo a morire, incrociò le braccia e stese su di loro le mani in forma di croce (aveva sempre amato questo gesto) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso.
Chiese, poi, che gli venisse letto il Vangelo secondo Giovanni, a incominciare dal versetto:
Prima del giorno della Pasqua: voleva sentire in esso la voce del Diletto che bussava, dal quale lo divideva ormai soltanto la parete della carne. Finalmente, siccome si erano compiuti in lui tutti i misteri, pregando e salmeggiando l'uomo beato s'addormentò nel Signore. 
E quell'anima santissima, sciolta dalla carne, venne sommersa nell'abisso della chiarità eterna.
In quello stesso momento uno dei suoi frati e discepoli veramente famoso per la sua santità, vide quell'anima beata salire direttamente in cielo: aveva la forma di una stella fulgentissima, e una nuvoletta candida la sollevava al di sopra di molte acque: quell'anima, fulgida per il candore della coscienza e risplendente di meriti, veniva portata in alto dalla sovrabbondanza della grazia e delle virtù deiformi; perciò non si poteva, per lei, neppure un poco, ritardare la visione della luce celeste e della gloria.
Così pure: I'allora ministro dei frati nella Terra di Lavoro, che si chiamava Agostino, uomo caro a Dio, si trovava in punto di morte.
Pur avendo perso ormai da tempo la parola, improvvisamente esclamò, in modo che tutti i presenti lo sentirono: "Aspettami, Padre, aspetta! 
Ecco: sto già venendo con te!" Siccome i frati chiedevano, stupiti, a chi stava parlando in quella maniera, egli affermò di vedere il beato Francesco che stava andando in cielo; e subito, detto questo, anche lui felicemente spirò.
Nella medesima circostanza, il vescovo d'Assisi si trovava al santuario di San Michele sul monte Gargano:
il beato Francesco gli apparve, tutto lieto, nel momento del suo transito e gli disse che stava lasciando il mondo per passare gioiosamente in cielo.
Al mattino, il vescovo, alzatosi, raccontò ai compagni quanto aveva visto e, ritornato ad Assisi indagò sollecitamente e riscontrò con certezza che il beato Padre era uscito da questa vita nel momento in cui glielo aveva notificato per visione.




giovedì 22 settembre 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1121-1122

 Fonti Francescane 1121-1122
(San Francesco) Insegnava, avendolo appreso per rivelazione, che il primo passo nella santa religione consiste nel realizzare quella parola del Vangelo: 
Se vuoi essere perfetto, va, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri.
Perciò ammetteva all'Ordine solo chi aveva rinunciato alla proprietà e non aveva tenuto assolutamente nulla per sé. 
Così faceva, in omaggio alla parola del Vangelo, ma anche per evitare lo scandalo delle borse private.
Un tale della Marca Anconitana gli chiese di accettarlo nell'Ordine e il vero patriarca dei poveri gli rispose: 
"Se vuoi unirti ai poveri di Cristo, distribuisci le cose tue ai poveri del mondo"
Ciò udito, quello se ne andò e, guidato dall'amor carnale, donò i suoi beni ai suoi parenti, e niente ai poveri.
Quando il Santo sentì da lui quel che aveva fatto, lo trafisse con questo duro rimprovero:
" Va per la tua strada, frate mosca, perché non sei ancora uscito dalla tua casa e dalla tua parentela.
Hai dato le cose tue ai tuoi consanguinei e hai defraudato i poveri: non sei degno di appartenere ai poveri di elezione. Hai incominciato dalla carne; hai messo al tuo edificio spirituale un fondamento rovinoso ".Quell'uomo animale ritornò dai suoi, reclamò le cose sue e non volendo lasciarle ai poveri, abbandonò ben presto il proposito di darsi alla virtù.



 
poveri di elezione. 
Hai incominciato dalla carne; hai messo al tuo edificio spirituale un fondamento rovinoso ".
Quell'uomo animale ritornò dai suoi, reclamò le cose sue e non volendo lasciarle ai poveri, abbandonò ben presto il proposito di darsi alla virtù.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1051



 


Fonti Francescane 1051
Nella chiesa della Vergine Madre di Dio dimorava, dunque, il suo servo Francesco e supplicava insistentemente con gemiti continui Colei che concepì il Verbo pieno di grazia e di verità, perché si degnasse di farsi sua avvocata.
E la Madre della misericordia ottenne con i suoi meriti che lui stesso concepisse e partorisse lo spirito della verità evangelica.
Mentre un giorno ascoltava devotamente la messa degli Apostoli, sentì recitare il brano del Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro la forma di vita evangelica, dicendo: Non tenete né oro né argento né denaro nelle vostre cinture, non abbiate bisaccie da viaggio, né due tuniche né calzari, né bastone.
Questo udì, comprese e affidò alla memoria l'amico della povertà apostolica e, subito, ricoImo di indicibile letizia, esclamò:
"Questo è ciò che desidero questo è ciò che bramo con tutto il cuore! ".
Si toglie i calzari dai piedi; lascia il bastone; maledice bisaccia e denaro e, contento di una sola tonachetta, butta via la cintura e la sostituisce con una corda e mette ogni sua preoccupazione nello scoprire come realizzare a pieno le parole sentite e adattarsi in tutto alla regola della santità, dettata agli apostoli.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 640

Fonti Francescane 640
Nessuno deve meravigliarsi se questo profeta del nostro tempo si distingueva per tali privilegi :
Il suo intelletto, libero dalla nebbia densa delle cose terrene e non più soggetto alle lusinghe della carne, saliva leggero alle altezze celesti e si immergeva puro nella luce.
Irradiato in tal modo dallo splendore della luce eterna, attingeva dalla Parola increata ciò che riecheggiava nelle parole. 
Oh, quanto siamo diversi oggi, noi che avvolti dalle tenebre ignoriamo anche le cose necessarie !
E quale la causa, se non perché siamo amici della carne ed anche noi ci imbrattiamo di mondanità.Se invece assieme alle mani innalzassimo i nostri cuori al cielo, se stabilissimo la nostra dimora nei beni eterni, verremmo forse a conoscere ciò che ignoriamo : Dio e noi stessi.
Chi vive nel fango, vede necessariamente solo fango; mentre non è possibile che l'occhio fisso al cielo non comprenda le realtà celesti.


domenica 7 agosto 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1564

ULTIME VOLONTA' 
FF1564 17.
In quei giorni stessi e proprio nella celletta dove aveva così parlato a messer Bonaventura, una sera fu preso da 
conati di vomito, a causa della sua malattia di stomaco. E 
nel violento sforzo che fece per rigettare, mandò fuori sangue, e ciò per tutto il corso della notte, fino 
al mattino. 
I suoi compagni, vedendolo in procinto di morire per lo sfinimento e i dolori della malattia, con molta angoscia e piangendo gli dissero: « Padre, che facciamo? Dona la tua 
benedizione a noi e agli altri tuoi fratelli. E lascia ai tuoi fratelli un memoriale della tua volontà, affinché, se il Signore ti vorrà chiamare da questo mondo, possano sempre tenere in
mente e ripetere: " Il nostro padre, sul punto di morire, ha lasciato queste parole ai suoi fratelli e figli! » ».
Francesco disse: « Chiamatemi frate Benedetto da Piratro ». Era questi sacerdote, uomo equilibrato e santo, ascritto all'Ordine fino dai primordi, e talvolta celebrava per
Francesco in quella stessa cella.
Infatti il Santo, sebbene infermo, sempre e volentieri, quando
gli era possibile, voleva ascoltare devotamente la Messa.
Arrivato Benedetto, gli disse Francesco: « Scrivi che io benedico tutti i miei frati che attualmente sono nell'Ordine e 
quelli che vi entreranno sino alla fine del mondo ».
Era abitudine di Francesco alla fine di tutti i Capitoli, quando i frati erano riuniti, di dare la benedizione a tutti i presenti e agli altri che facevano parte dell'Ordine, e benediceva altresì
tutti coloro che vi sarebbero entrati in futuro.
E non solo in occasione dei Capitoli, ma molto di frequente benediceva tutti i frati, sia quelli già nell'Ordine, sia quanti vi sarebbero venuti in seguito. 
Francesco riprese: « Siccome per lo sfinimento e le sofferenze della malattia non posso parlare, esprimo brevemente ai miei fratelli la mia volontà in questi tre ricordi. In memoria della mia benedizione e della mia ultima volontà, i frati sempre si amino e rispettino l'un l'altro; amino e rispettino sempre la santa povertà, nostra signora; 
sempre siano lealmente sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa ».
Era solito ammonire i frati a temere ed evitare il malesempio. E ma
lediceva tutti quelli che, a causa dei loro pravi e malvagi esempi, provocavano la gente a imprecare contro l'Ordine e i frati, anche quelli santi e pieni di bontà, che così ne soffrivano vergogna e afflizione    



mercoledì 27 luglio 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1342





 F.F. 1342 
Egli (san Francesco), dunque, si affrettava per presentarsi, secondo quanto stabilito, al cospetto del Sommo Pontefice, papa Innocenzo III. 
Ma lo prevenne, nella sua degnazione e clemenza, Cristo potenza e sapienza di Dio, che, per mezzo di una visione, ammonì il suo Vicario a prestare ascolto con dolcezza e ad acconsentire con benevolenza alle suppliche di quel poverello.
Difatti il Pontefice romano vide in sogno la Basilica Lateranense che stava ormai per crollare e un uomo poverello, piccolo e spregevole, che la sorreggeva, mettendovi sotto le proprie spalle, perché non cadesse.
Il saggio pontefice, pertanto, contemplando nel servitore di Dio la povertà, la costanza nel perseguire la perfezione, lo zelo per le anime, I'infocato fervore di una volontà santa, esclamò:
«Veramente questi è colui che con l'opera e la dottrina sorreggerà la Chiesa di Cristo».
Perciò, concependo da allora speciale devozione verso di lui e inchinandosi in tutto alle sue richieste, approvò la Regola, conferì il mandato di predicare la penitenza, concesse tutte le cose domandate e liberamente promise che di più ne avrebbe concesso in seguito.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 710

 F.F. 710
Al tempo in cui soggiornava a Rieti per la cura degli occhi (San Francesco) chiamò un compagno che, prima d'essere religioso, era stato suonatore di cetra, e gli disse: 
«Fratello, i figli di questo mondo non comprendono i piani di Dio.
Perché anche gli strumenti musicali, che un tempo erano riservati alle lodi di Dio, sono stati usati dalla sensualità umana per soddisfare gli orecchi. 
Io vorrei, fratello, che tu in segreto prendessi a prestito una cetra, e la portassi qui per dare a frate corpo, che è pieno di dolori, un po' di conforto con qualche bel verso». 
Gli rispose il frate:
«Mi vergogno non poco, padre, per timore che pensino che io sono stato tentato da questa leggerezza».
Il Santo allora tagliò corto:
«Lasciamo andare allora, fratello. È bene tralasciare molte cose perché sia salvo il buon nome».
La notte seguente, mentre il Santo era sveglio e meditava su Dio, all'improvviso risuona una cetra con meravigliosa e soavissima melodia.
Non si vedeva persona, ma proprio dal continuo variare del suono, vicino o lontano si capiva che il citaredo andava e ritornava.
Con lo spirito rivolto a Dio, il Padre provò tanta soavità in quella melodia dolcissima, da credere di essere passato in un altro mondo.
Al mattino alzatosi, il Santo chiamò il frate e dopo avergli raccontato tutto per ordine, aggiunse: 
«Il Signore che consola gli afflitti, non mi ha lasciato senza consolazione.
Ed ecco che mentre non mi è stato possibile udire le cetre degli uomini, ne ho sentita una più soave ».


SAN FRANCESCO E LE FONTI 63-66


 F.F.63-66 
Regola non Bollata

*Preghiera,Lode e Rendimento di Grazie*
Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra , per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in Paradiso .
E noi per colpa nostra siamo caduti.
E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, cosi *per il santo tuo amore, col quale ci hai amato , hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù.*
E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: 
Venite, benedetti dal Padre mio, entrate in possesso del regno, che vi è stato preparato fin dalle origini del mondo.
E poiché tutti noi miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto , insieme con lo Spirito Santo Paraclito
ti renda grazie così come a te e a lui piace, per ogni cosa, Lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.







 





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SAN FRANCESCO E LE FONTI 1096

F.F. 1096 
...Quanti attendono alla perfezione devono purificarsi ogni giorno col lavacro delle lacrime.
E ne dava lui stesso la dimostrazione.
Benché avesse già raggiunto una meravigliosa purezza di cuore e di corpo, non cessava di purificare gli occhi del suo spirito con un profluvio di lacrime, senza badare al danno che ne subivano gli occhi del corpo. Infatti, in conseguenza del continuo piangere, aveva contratto una gravissima malattia agli occhi.
Perciò ii medico cercava di persuaderlo a desistere dal piangere, se voleva sfuggire alla cecità Ma il Santo replicava:
" O fratello medico, non si deve, per amore della vista che abbiamo in comune con le mosche, allontanare da noi, neppure in piccola misura, la luce eterna, che viene a visitarci.
*Il dono della vista non l'ha ricevuto lo spirito per il bene del corpo, ma l'ha ricevuto il corpo per il bene dello spirito".*
Preferiva, evidentemente, perdere la luce degli occhi, piuttosto che soffocare la devozione dello spirito, frenando le lacrime, che mondano l'occhio interiore e lo rendono capace di vedere Dio.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1072-1074

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F.F.1072-1073 

..Francesco, pastore del piccolo gregge, ispirato dalla grazia divina, *condusse i suoi dodici frati a Santa Maria della Porziuncola,* perché voleva che l'Ordine dei minori crescesse e si sviluppasse, sotto la protezione della Madre di Dio, là dove, per i meriti di lei, aveva avuto inizio.
Là, inoltre, divenne *araldo del Vangelo*.
Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza.
A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell'altro mondo:
uno che, la mente e il volto sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l'alto.
Da allora *la Vigna di Cristo incominciò a produrre germogli profumati del buon odore del Signore, e frutti abbondanti con fiori soavi di grazia e di santità.*
Moltissimi, infiammati dalla sua predicazione, si vincolavano alle nuove leggi della penitenza, secondo la forma indicata dall'uomo di Dio.
Il servo di Cristo stabilì che la loro forma di vita si denominasse *Ordine dei Fratelli della Penitenza.*
Questo nuovo Ordine ammetteva tutti chierici e laici vergini e coniugi dell'uno e dell'altro sessò, perché la via della penitenza è comune per tutti quelli che vogliono tendere al cielo.
E i miracoli compiuti da alcuni dei suoi seguaci sono lì a mostrarci quanto Dio lo consideri degno di merito .

giovedì 16 giugno 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 111







A Gesù presente nelle chiese
Ti adoriamo
Signore Gesù Cristo,
in tutte le chiese
che sono nel mondo intero
e ti benediciamo,
poiché con la tua Santa Croce
hai redento il mondo.
San Francesco d'Assisi (FF 111)

martedì 14 giugno 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 354-357

F.F. 354-357 
. Smesso l'abito secolare e restaurata la predetta chiesa, il servo di Dio, si portò in un altro luogo vicino alla città di Assisi e si mise a riparare una seconda chiesa in rovina, quasi distrutta, non interrompendo la buona opera iniziata, prima d'averla condotta completamente a termine.
Poi si trasferì nella località chiamata la Porziuncola, do­ve c'era un'antica chiesa in onore della Beata Vergine Ma­dre di Dio, ormai abbandonata e negletta.
Vedendola in quel misero stato, mosso a compassione, anche perché ave­va grande devozione per la Madre di ogni bontà, il Santo vi stabilì la sua dimora e terminò di ripararla nel terzo anno della sua conversione.
L'abito che egli allora portava era simile a quello degli eremiti, con una cintura di cuoio, un bastone in mano e sandali ai piedi.
Ma un giorno in cui in questa chiesa si leggeva *il brano del Vangelo relativo al mandato affidato agli Apo­stoli* di predicare, il Santo, che ne aveva intuito solo il senso generale, dopo la Messa, pregò il sacerdote di spie­gargli il passo.
Il sacerdote glielo commentò punto per pun­to, e Francesco, udendo che *i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza,* subito, esultante di spirito Santo, esclamò:
*« Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!»*
S'affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda.
Da quell'istante confeziona.per sé una veste che riproduce l'immagine della croce, per tener lontane tutte le seduzioni del demonio; la fa ruvidissima, per crocifiggere la carne e tutti i suoi vizi e peccati, e talmente povera e grossolana da rendere impossibile al mondo invidiargliela!
Con altrettanta cura e devozione si impegnava a compiere gli altri insegnamenti uditi.
Egli infatti non era mai stato un ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando ad una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di eseguirlo alla lettera.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1800







                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         F.F. 1800
Dopo che il beato Francesco ebbe composto le Lodi delle creature, che chiamò Cantico di frate sole, avvenne che tra il vescovo e il podestà di Assisi scoppiasse una grande discordia, al punto che il vescovo scomunicò il podestà e questi fece proclamare dai banditori che nessuno vendesse nulla al vescovo e nulla da lui comprasse o facesse con lui contratto alcuno.
Francesco era gravemente malato. Venuto a sapere di questa rottura, fu mosso a pietà per loro, massime perché nessuno si interponeva per fare la pace.
Disse quindi ai suoi compagni:
« E gran vergogna per noi. servi di Dio, che il vescovo e il podestà nutrano tanto odio l'uno per l'altro, e nessuno si prenda cura di ristabilire la pace tra loro ».
Così, aggiunse una nuova strofa alle Lodi in quella, circostanza, cioè:

Laudato si, mi Signore per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli kel sosterranno in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.*
Poi chiamò uno dei compagni e gli disse:
Vai dal podestà, e digli da parte mia, che lui con i notabili della città e quanti gli riesce di radunare, venga all'episcopio". 
E mentre quel frate si avviava, disse agli altri due compagni: « Andate alla presenza del vescovo e sei podestà e alle persone che sono con loro, e cantate il *Cantico di frate Sole*
Confido nel Signore che il canto toccherà loro il cuore, ed essi torneranno all'affetto e all'amicizia di una volta »

SAN FRANCESCO E LE FONTI 56


F.F.56 
O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: 
*«Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano»(Mt 5,44)*, poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme , chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. 
Sono, dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 158 e...

*Ammonizioni,IX*
 F.F. 158
*Amare i nemici*
Dice il Signore:
*"Amate i vostri nemici [e fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano]".*
Infatti, veramente ama il suo nemico colui che non si duole per l'ingiuria che quegli gli fa, ma brucia nel suo intimo, per l'amore di Dio, a motivo del peccato dell'anima di lui.
E gli dimostri con le opere il suo amore.
****************** ♡ *******************
*Lettera a tutti i Fedeli, VII*
 F.F.195-196
*DELL'AMORE VERSO I NEMICI*
Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo:
Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore.
*Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano.* Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. Dobbiamo anche rinnegare noi stessi e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.
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*Parafrasi al Pater Noster,17*
 F.F.273 
*Come noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12)* :
e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, *Signore, fa’ che pienamente perdoniamo sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici (Cfr. Mt 5,44)* e devotamente intercediamo presso di te, *non rendendo a nessuno male per male* e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.
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*Regola Bollata,X*
 F.F.103-104 
Ammonisco, poi, ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino i frati da ogni superbia, vana gloria, invidia, avarizia , cure o preoccupazioni di questo mondo , dalla detrazione e dalla mormorazione.
E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma facciano attenzione che ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e *di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità, e di amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano,* poiché dice il Signore:
" *Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano* ;
*beati quelli che sopportano persecuzione a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli*
E chi persevererà fino alla fine, questi sarà salvo" .
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*Bolla di Papa Innocenzo , X*
(Regola di Santa Chiara)
 F.F. 2811 
E quelle che non sanno di lettere, non si curino di apprenderle, ma attendano a ciò che soprattutto debbono desiderare:
avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, a pregarlo sempre con cuore puro e ad *avere umiltà, pazienza nella tribulazione e nella infermità, e ad amare quelli che ci perseguitano, riprendono e accusano,* perché dice il Signore:
*"Beati quelli che soffrono persecuzione a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli.*
Chi persevererà fino alla fine, questi sarà salvo "

mercoledì 8 giugno 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1624

E' LA PREGHIERA CHE SALVA
1624 71. Diceva ancora: « Ci sono molti frati che giorno e notte mettono tutta la loro passione e preoccupazione nell'acquistare la scienza, trascurando la loro santa vocazione e la devota orazione. E annunziando il Vangelo a qualche persona e al popolo, nel vedere o nel sentire che alcuni ne sono rimasti edificati o convertiti a penitenza, diventano tronfi e montano in superbia per risultati ottenuti da fatica altrui . Invero, coloro che essi si illudono d'avere edificato o convertito a penitenza con i loro discorsi, è il Signore che li edifica e converte grazie alle orazioni dei frati santi, anche se questi ultimi lo ignorano: è la volontà di Dio, questa, che non se ne accorgano, per non insuperbire. Questi frati sono i miei cavalieri della tavola rotonda, che si nascondono in luoghi appartati e disabitati, per impegnarsi con più fervore nella preghiera e nella meditazione, piangendo i peccati propri e altrui. La loro santità è nota a Dio, mentre talvolta rimane
sconosciuta agli altri frati e alla gente. E quando le loro anime saranno presentate al Signore dagli angeli, allora Dio mostrerà loro il frutto e il premio delle loro fatiche, cioè le molte anime salvatesi grazie alle loro preghiere. E dirà:--Figli, ecco, queste anime sono salve in virtù delle vostre orazioni. Poiché siete stati fedeli nel poco, vi darò potere su molto ».Così Francesco commentava quella parola della Scrittura: La sterile ha partorito molti figli, e quella che ne aveva molti si è avvizzita. « La sterile è il religioso fervente, che edifica sé e gli altri con le sue sante orazioni e virtù ». Ripeteva spesso queste parole ai frati, nelle sue istruzioni, soprattutto nel Capitolo che si teneva presso la chiesa di Santa Maria della Porziuncola alla presenza dei ministri e degli altri frati. Egli ammaestrava tutti i frati ministri e predicatori a bene usare i carismi ricevuti. Diceva che non dovevano a causa del superiorato o dell'impegno di predicazione tralasciare a nessun costo la santa devota orazione, I'andare per elemosina e il lavorare con le loro mani come gli altri frati al fine di dare il buon esempio e a profitto delle anime proprie e altrui. Aggiungeva: « I frati sudditi sono molto edificati al vedere i loro ministri e i predicatori darsi con gioia alla preghiera, mostrarsi modesti e umili ». Da fedele seguace di Cristo, finché fu in salute, Francesco realizzò sempre in se stesso
quanto insegnava ai suoi fratelli.




SAN FRANCESCO E LE FONTI 1413

FF1413
Una volta andava solingo nei pressi della chiesa di Santa Maria della Porziuncola, piangendo e lamentandosi a voce alta. Un uomo pio, udendolo, suppose ch'egli soffrisse di qualche malattia o dispiacere e, mosso da compassione, gli chiese perché piangeva così. Disse Francesco: "Piango la passione del mio Signore. Per amore di lui non dovrei vergognarmi di andare gemendo ad alta voce per tutto il mondo". Allora anche l'uomo devoto si unì al lamento di Francesco. Spesso, alzandosi dall'orazione, aveva gli occhi che parevano pieni di sangue, tanto erano arrossati a forza di piangere. E non si limitava alle lacrime, ma, in memoria delle sofferenze di Cristo, si asteneva dal mangiare e dal bere.



SAN FRANCESCO E LE FONTI 1051

 F.F. 1051 
Nella chiesa della *Vergine Madre di Dio* dimorava, dunque, il suo servo (san) Francesco e supplicava insistentemente con gemiti continui *Colei che concepì il Verbo* pieno di grazia e di verità, perché si degnasse di farsi sua avvocata. E la Madre della Misericordia* ottenne con i suoi meriti che lui stesso concepisse e partorisse lo Spirito della Verità evangelica... Mentre un giorno ascoltava devotamente la messa degli Apostoli, sentì recitare il brano del Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro la forma di vita evangelica, dicendo: 
"Non tenete né oro né argento né denaro nelle vostre cinture, non abbiate bisaccie da viaggio, né due tuniche né calzari, né bastone."

SAN FRANCESCO E LE FONTI 868

 F.F. 868 

Nella città di Sessa (Aurunca), nel borgo che passa sotto il nome « Le Colonne », il traditore delle anime e l'assassino dei corpi, il diavolo, abbatté una casa, facendola crollare; egli aveva tentato di uccidere molti fanciulli che si divertivano allegramente attorno alla casa, ma riuscì ad inghiottire soltanto un giovinetto, che al crollo della casa fu ucciso sul colpo. Uomini e donne, sorpresi dal fracasso della casa che crollava, accorsero da ogni parte e togliendo qua e là le travature, riportarono il figlio ormai esanime all'infelice madre. Essa, graffiandosi il volto e strappandosi i capelli, rotta da amari singhiozzi, e tutta in lacrime, gridava con tutte le sue forze:«O san Francesco, san Francesco, rendimi mio figlio!». E non solo essa, ma tutti i circostanti, sia uomini che donne, amaramente singhiozzando gridavano: «San Francesco, rendi il figlio all'infelice madre!». Dopo un'ora, la madre riavendosi tra i sospiri da tanto dolore, pronunciò questo voto: «O san Francesco, restituisci a me, così infelice, il figlio mio, ed io ornerò il tuo altare con un filo d'argento e lo adornerò con una tovaglia nuova, e accenderò candele tutto intorno alla tua chiesa !».Il cadavere fu deposto sul letto, poiché ormai notte, in attesa di seppellirlo il giorno dopo. 





Verso la mezzanotte, pero, il giovane cominciò a sbadigliare, e mentre gli si andavano riscaldando gradatamente le membra, prima che albeggiasse, rinvenne del tutto, e proruppe in esclamazione di lode. Tutto il popolo e il clero, vedendolo sano e salvo, rivolsero ringraziamenti al beato Francesco.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1977

 F.F. 1977
« Così, innamorato della tua bellezza, il Figlio dell' Altissimo Padre , a te sola si unì strettamente nel mondo e ti conobbe per prova fedelissima in ogni cosa.Prima ancora che dallo splendore della sua patria Egli venisse sulla terra tu gli preparasti una abitazione degna, un trono su cui assidersi e un talamo dove riposare, cioè la *Vergine poverissima dalla quale Egli nacque a risplendere su questo mondo. 




A lui appena nato con sollecitudine corresti incontro, perché egli trovasse in te, e non nelle mollezze, un posto che gli fosse gradito. Fu deposto, dice l'evangelista, in una mangiatoia, perché non c'era posto per lui nell'albergo. Allo stesso modo, senza mai separarti da lui, l'hai sempre accompagnato, tanto che In tutta la sua vita, quando apparve sulla terra e visse fra gli uomini, mentre le volpi avevano le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, egli però non aveva dove posare il capo. E in seguito quando egli, che un tempo aveva dischiuso la bocca dei profeti, aprì la sua bocca per insegnare, te per prima volle lodare, te per prima esaltò con le parole: "Beati i poveri in ispirito, perché di essi è il regno dei cieli".

SAN FRANCESCO E LE FONTI 514

 F.F. 514 
Mi si lasci, dunque, esclamare così: 
«Quanto glorioso è questo Santo (Francesco), di cui un discepolo contemplò l'anima ascendere in cielo. *Bella come la luna, splendente come il sole*, mentre ascendeva raggiava di gloria in mezzo ad una nube candida. 
O vera luce del mondo, che rifulgi più del sole nella Chiesa di Cristo*, già ci hai nascosto i tuoi raggi e, ritirandoti nella splendida patria celeste, hai scambiato la nostra compagnia di miseri mortali con quella degli angeli e dei beati ! 
O insigne specchio della nostra religione, non deporre con la tua carne mortale la cura dei tuoi figli.
Tu sai bene in quali pericoli li hai lasciati, ora che nelle innumerevoli fatiche e nelle frequenti prove non ci sei più tu che con la tua benevola presenza in ogni momento li confortavi e li rianimavi.
O padre santissimo, veramente misericordioso, sempre pronto alla compassione e al perdono per i tuoi figli erranti !
Ti benediciamo, dunque, padre amoroso, unendo la nostra alla benedizione dell'Altissimo, il quale è sempre Dio benedetto su tutte le cose.  Amen.



SAN FRANCESCO E LE FONTI preghiera


...Se vuoi sopportare con pazienza le avversità e le miserie di questa vita, sii uomo di preghiera...
Se vuoi conseguire virtù e forza per vincere le tempeste del nemico, sii uomo di preghiera...
Se vuoi mortificare la tua volontà con tutte le sue passioni e i suoi desideri, sii uomo di preghiera. 
Se vuoi conoscere le astuzie di satana e difenderti dai suoi inganni, sii uomo di preghiera.
Se vuoi vivere lietamente e procedere dolcemente la strada della penitenza e dell' affanno, sii uomo di preghiera. .. (...)
Infine se vuoi sradicare dalla tua anima tutti i vizi e piantare al loro posto le virtù, sii uomo di preghiera. .
Poiché nella preghiera si riceve l'unzione e la grazia. (S. Francesco d'Assisi)





SAN FRANCESCO E LE FONTI 1241

 F.F. 1241 
Finalmente, avvicinandosi il momento del suo transito, fece chiamare intorno a sé tutti i frati del luogo e, consolandoli della sua morte *con espressioni carezzevoli li esortò con paterno affetto all'amore di Dio. Si diffuse a parlare sulla necessita di conservare la pazienza, la povertà, la fedeltà alla santa Chiesa romana, ma ponendo sopra tutte le altre norme il santo Vangelo.
Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra di loro le mani, intrecciando le braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso.
Inoltre aggiunse ancora:
« State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, *beati coloro che persevereranno nel cammino iniziato ! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla Sua grazia! ».



SAN FRANCESCO E LE FONTI 1618-19

DALLA LEGGENDA PERUGINA 1618-19

1618 Fu rivelato a Francesco che il suo movimento doveva chiamarsi dei frati minori, e così fece scrivere nella prima Regola, che portò a Innocenzo III, e il Papa gliela approvò e concesse; e in seguito il Papa annunciò questa sua decisione a tutti nel Concilio. Il Signore rivelò a Francesco anche il saluto che i frati dovevano dare, come ricorda nel suo Testamento: « Il Signore mi rivelo che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace ! » .
1619 Nei primordi dell'Ordine, mentre Francesco era in cammino con uno dei primi dodici frati, questi salutava uomini e donne che incontrava lungo la strada o vedeva nei campi con le parole: « Il Signore vi dia pace! ». La gente, che finallora non aveva mai udito un religioso salutare con quella formula, si mostrava stupita. C'erano anzi di quelli che ribattevano indispettiti: « Cosa vorrebbe dire questo nuovo genere di saluto? ». Il frate ci rimase male e disse a Francesco: « Fratello, permettimi di usare un altro saluto». Ma il Santo osservò: <<Lasciali dire, perché non intendono le cose di Dio. Tu non provare vergogna per le loro reazioni, poiché io ti dico, fratello, che perfino i nobili e i principi di questo mondo avranno reverenza per te e gli altri frati in grazia di questo saluto ».Disse ancora: « Non è meraviglioso, che Dio abbia voluto avere un piccolo popolo, fra
tutti gli altri venuti prima, che sia felice di possedere Lui solo, altissimo e glorioso?».