sabato 21 maggio 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 2183




 F.F. 2183 
Ma, (secondo la testimonianza di frate Leone, che era presente) dopo aver diligentemente e attentamente esaminato tutto il contenuto della Regola,
il signor sommo Pontefice disse al beato Francesco:
« Veramente beato è colui che, fortificato dalla grazia di Dio, osserverà fino alla fine fedelmente e devotamente questa vita e Regola, perché tutte le cose che in essa sono scritte, sono pie e perfette. Tuttavia, quelle parole del capitolo decimo, e cioè:
" Ovunque ci fossero dei frati che sapessero e conoscessero di non potere osservare puramente e semplicemente alla lettera e senza chiose la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri.
I ministri poi siano tenuti per obbedienza a concedere loro liberamente e benignamente quanto richiedono; che se i ministri non lo volessero fare, gli stessi frati abbiano licenza e obbedienza di osservarla liberamente, perché tutti i frati, siano ministri o sudditi, devono essere soggetti alla Regola ",
potrebbero diventare causa di rovina per quei frati che non fossero pienamente fondati nella conoscenza della verità e nell'amore delle virtù, e motivo di divisioni della Religione;
perciò voglio che queste parole di questo capitolo vengano mutate, così che venga eliminata ogni occasione di pericolo e di divisione per la Religione e per i frati ».
A lui rispose il beato Francesco:
*« Padre santo, queste parole della Regola non le ho poste io ma Cristo, che meglio conosce quanto è necessario e utile per la salvezza delle anime dei frati e per il buono stato e la conservazione della Religione e al quale è noto e presente quanto avverrà nella Chiesa e nella Religione.
E perciò io non devo e non posso mutarla in nessun tratto, perché verranno tempi nei quali i ministri e gli altri che governeranno in questa Religione recheranno molte e amare tribolazioni a coloro che vorranno osservare la Regola letteralmente secondo la volontà di Dio.
Perciò, come è volontà e obbedienza di Cristo che si osservi letteralmente questa vita e Regola, che è sua, così deve essere vostra volontà e obbedienza che si faccia e si scriva nella Regola »*
Allora riprese il sommo Pontefice: « Frate Francesco, io farò in modo tale che, conservando pienamente il senso delle parole,
la lettera della Regola venga così mutata in modo che i ministri capiscano di essere obbligati a compiere quello che Cristo vuole e la Regola comanda,
e che i frati capiscano che essi hanno la libertà di osservare la Regola;
e così non si offrirà occasione di mancare a quelli che vanno spesso alla ricerca di una occasione, sotto pretesto di osservare la Regola ».
Il sommo Pontefice cambiò dunque le parole di questo punto dicendo:
« Dovunque ci sono dei frati, che sapessero e conoscessero di non poter osservare spiritualmente la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri.
I ministri poi li accolgano con carità e bontà e dimostrino con loro tale familiarità che essi possano dire e fare come il padrone con i suoi servi.
Infatti così deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati ».



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