giovedì 24 settembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1347


Leggenda Minore di San Bonaventura: FF 1347
1347 Un frate di nome Pacifico, quando ancora viveva da secolare, incontrò il servitore del Signore, che stava predicando in un monastero vicino al Borgo di San Severino.
Scesa la mano del Signore sopra di lui, vide Francesco segnato in forma di croce da due splendentissime spade, poste trasversalmente: una delle spade si stendeva dalla testa fino ai piedi e una si estendeva da una mano all'altra, attraverso il petto.
Egli non conosceva Francesco di persona, ma lo riconobbe subito, dopo che gli fu mostrato per mezzo di quella visione miracolosa. Fortemente stupito, compunto ed atterrito dalla forza delle sue parole, venne, per così dire, trafitto dalla spada dello spirito che usciva dalla sua bocca e, disprezzati definitivamente gli onori vani del mondo, si unì al beato padre mediante la professione della sua stessa vita.
In seguito, costui progredì in ogni forma di santità propria della vita religiosa e divenne ministro dell'Ordine in Francia--difatti fu il primo ad esercitare l'ufficio di ministro in quel paese. Ma, prima, meritò di vedere sulla fronte di Francesco un grande Tau, che spiccava per la varietà dei colori e rendeva meravigliosamente bella e adorna la sua faccia .
Poiché bisogna sapere che l'uomo di Dio venerava questo segno e gli era molto affezionato, lo raccomandava spesso nel parlare, con esso dava inizio alle sue azioni e lo scriveva di propria mano sotto quei bigliettini che inviava per motivo di carità, quasi che tutto il suo impegno fosse, come dice il profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi a Cristo sinceramente .

lunedì 21 settembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1413

DALLE FONTI FRANCESCANE 1413 
“Una volta andava solingo nei pressi della chiesa di Santa Maria della Porziuncola, piangendo e lamentandosi a 
voce alta. Un uomo pio, udendolo, suppose ch’egli soffrisse di qualche malattia o dispiacere e, mosso da compassione, gli chiese perché piangeva così. Disse Francesco: «Piango la passione del mio Signore. Per amore di lui non dovrei vergognarmi di andare gemendo ad alta voce per tutto il mondo». Allora anche l’uomo devoto si unì al lamento di Francesco”. (FF. n. 1413)



FRANCESCO E LE FONTI 276

DALLE FONTI FRANCESCANE  276                                                                                                                                                                                                                                                                            
 Davanti al Crocifisso
Altissimo glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
Et dame fede dricta, 
speranza certa e carità perfecta,
senno e cognoscimento,
Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen
 PREGHIERE  FF 276

SAN FRANCESCO E LE FONTI 583

DALLE FONTI FRANCESCANE 583

Dalla "Vita Seconda" di Tommaso da Celano

Il servo e amico dell'Altissimo, Francesco, ebbe questo nome dalla divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione. La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall'acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d'ira era divenuto figlio della grazia.
Specchio di rettitudine, quella donna presentava nella sua condotta, per così dire, un segno visibile della sua virtù. Infatti, fu resa partecipe, come privilegio, di una certa somiglianza con l'antica santa Elisabetta, sia per il nome imposto al figlio, sia anche per lo spirito profetico. Quando i vicini manifestavano la loro ammirazione per la generosità d'animo e l'integrità morale di Francesco, ripeteva, quasi divinamente ispirata: « Cosa pensate che diverrà, questo mio figlio? Sappiate, che per i suoi meriti diverrà figlio di Dio ».
In realtà, era questa l'opinione anche di altri, che apprezzavano Francesco, già grandicello, per alcune sue inclinazioni molto buone. Allontanava da sé tutto ciò che potesse suonare offesa a qualcuno e, crescendo con animo gentile, non sembrava figlio di quelli che erano detti suoi genitori.
Perciò il nome di Giovanni conviene alla missione che poi svolse, quello invece di Francesco alla sua fama, che ben presto si diffuse ovunque, dopo la sua piena conversione a Dio. Al di sopra della festa di ogni altro santo, riteneva solennissima quella di Giovanni Battista, il cui nome insigne gli aveva impresso nell'animo un segno di arcana potenza.
Tra i nati di donna non sorse alcuno maggiore di quello, e nessuno più perfetto di questo tra i fondatori di Ordini religiosi. È una coincidenza degna di essere sottolineata.

FF 583 
Celano - Vita Seconda



SAN FRANCESCO E LE FONTI 484--485



                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                DALLE FONTI FRANCESCANE FF 484 - 485
Tommaso da Celano - Vita prima
Allorché dimorava nel romitorio che dal nome del luogo è chiamato «Verna », due anni prima della sua morte, ebbe da Dio una visione. Gli apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce. Due ali si prolungavano sopra il capo, due si dispiegavano per volare e due coprivano tutto il corpo.
A quell'apparizione il beato servo dell'Altissimo si sentì ripieno di una ammirazione infinita, ma non riusciva a capirne il significato. Era invaso anche da viva gioia e sovrabbondante allegrezza per lo sguardo bellissimo e dolce col quale il Serafino lo guardava, di una bellezza inimmaginabile; ma era contemporaneamente atterrito nel vederlo confitto in croce nell'acerbo dolore della passione. Si alzò, per così dire, triste e lieto, poiché gaudio e amarezza si alternavano nel suo spirito. Cercava con ardore di scoprire il senso della visione, e per questo il suo spirito era tutto agitato.
Mentre era in questo stato di preoccupazione e di totale incertezza, ecco: nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso.
Le sue mani e i piedi apparvero trafitti nel centro da chiodi, le cui teste erano visibili nel palmo delle mani e sul dorso dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Quei segni poi erano rotondi dalla parte interna delle mani, e allungati nell'esterna, e formavano quasi una escrescenza carnosa, come fosse punta di chiodi ripiegata e ribattuta. Così pure nei piedi erano impressi i segni dei chiodi sporgenti sul resto della carne. Anche il lato destro era trafitto come da un colpo di lancia, con ampia cicatrice, e spesso sanguinava, bagnando di quel sacro sangue la tonaca e le mutande.
Ben pochi ebbero la fortuna di vedere la sacra ferita del costato del servo del Signore stimmatizzato mentre egli era in vita.
FF 484 - 485
Tommaso da Celano - Vita prima