mercoledì 21 marzo 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 55

SAN FRANCESCO E LE FONTI 55

MEDITAZIONE
Molti  hanno una falsa immagine  di Dio Padre: l'immagine di chi  punisce  e  opprime. Certe persone non
capiscono nulla del perdono che Dio concede in abbondanza. Quando capiranno che, di fronte alla infinita tenerezza di Dio, siamo tutti figli che hanno sperperato i doni del Padre? Non ci comportiamo veramente da figli e figlie se non proviamo gli stessi sentim
enti del padre. Il perdono passa per il riconoscimento del bisogno di essere costantemente accolti dal Padre. Solo così la Pasqua diventa per il cristiano una festa del perdono ricevuto e di vera fratellanza. San Francesco esortava così i suoi frati:
" E questa o simile esortazione e lode tutti i miei frati, quando a loro piacerà, possono annunciare ad ogni
categoria di uomini, con la benedizione di Dio:


Temete e onorate,
lodate e benedite,
ringraziate e adorate
il Signore Dio onnipotente
nella Trinità e nell'Unità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
creatore di tutte le cose.
Fate penitenza,
fate frutti degni di penitenza,
perché presto moriremo.
Date e vi sarà dato,
Perdonate e vi sarà perdonato;
E se non perdonerete agli uomini le loro offese,
il Signore non vi perdonerà i vostri peccati.
Confessate tutti i vostri peccati.
Beati coloro che muoiono nella penitenza,
poiché saranno nel regno dei cieli.
Guai a quelli che non muoiono nella penitenza,
poiché saranno figli del diavolo
di cui compiono le opere,
e andranno nel fuoco eterno,
Guardatevi e astenetevi da ogni male
e perseverate nel bene fino alla fine".
FF55.




sabato 17 marzo 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1858

Francesco, uomo dalla "fede contagiosa",uomo dalla “speranza certa”(FF 276) infondeva fiducia, suscitava intorno a sé vita, gioia, speranza. Per lui anche chi aveva sbagliato era un fratello da amare e perdonare. Dava a tutti fiducia, apriva a tutti la porta della speranza nel ravvedimento. Col suo atteggiamento, col suo esempio, anche tre dei terribili ladroni di Monte Casale si convertirono, si fecero frati e vissero santamente (FF 1858).

martedì 13 marzo 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 251/252

sua foto.
Adesso

LETTERA A FRATE ANTONIO di SAN FRANCESCO D’ASSISI

[251] 1 A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco augura salute.
[252] 2 Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell'orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola.
…..Nel maggio del 1221 si tenne ad Assisi il Capitolo generale delle Stuoie. Vi partecipò un grande numero di frati, tra i quali anche Antonio. Egli vide è ascoltò Francesco parlare alla famiglia francescana, ma nessuna testimonianza riporta di un incontro tra i due. Il Poverello, gravato dalla salute e dai tanti impegni, non ebbe tempo di conoscere Antonio; al tempo era solo un giovane, ignoto a tutti.
"Antonio, mio vescovo"….Francesco d'Assisi non voleva che i suoi frati si dedicassero allo studio della teologia. Questa indicazione fu riportata anche nella regola di vita. Ma per sant'Antonio, viste la sua solida fede e la sua integrità morale, fece una eccezione concedendogli di insegnare ai suoi frati la teologia , ma raccomandandosi che ciò non andasse a scapito della preghiera. Il significato di tale biglietto consiste nell'investitura di Antonio a predicatore e maestro di teologia ex cathedra da parte di Francesco che pone il primato di Dio su tutto, senza ostacolare o impedire la fioritura dei talenti personali. Dunque Antonio per due anni, all'età di 28-30 anni, come teologo insegna le basilari verità di fede al clero e ai laici, attraverso un metodo semplice ma efficace. Partiva cioè dalla lettura del testo sacro per giungere ad una interpretazione che interpellasse e parlasse alla fede e alla vita dell'uditorio.
Sant'Antonio è dunque il primo insegnante di teologia del neonato ordine francescano, il primo anello di una catena di teologi, predicatori e scrittori, che nei secoli diedero e danno onore alla Chiesa.
Fu inviato dallo stesso san Francesco a contrastare in Francia la diffusione del movimento dei catari, che la Chiesa di Roma giudicava eretico. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all'età di 36 anni. Rapidamente canonizzato (in meno di un anno) il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo.
Fu riconosciuto come “arca del Testamento” per la sua profonda conoscenza della Scrittura; e perfino san Francesco d’Assisi lo chiamò “mio vescovo”.
La Chiesa rese giustizia alla sua dottrina proclamandolo nel 1946 "dottore della chiesa universale" col titolo di Doctor evangelicus e da sempre guardiamo a lui come una sublime sintesi di verità e carità e insigne predicatore, a gloria di Dio e del Serafico Padre Francesco.
A conclusione di questo breve scritto vogliamo rivolgerci al Signore con le parole stesse di sant’Antonio al quale chiediamo di continuare a pregare Dio per noi. Sostenuti dalla sua intercessione ci rivolgiamo a Dio vivo e vero: “O Dio di bontà, aiutaci a compiere il bene, così da poter offrire dinanzi a te, il nostro agire. La nostra offerta salga fino a te e la tua grazia discenda su di noi, perché possiamo infine giungere alla tua gloria. Tu che sei benedetto nei secoli”. Amen (Sermones II/175)

mercoledì 7 marzo 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 375

MEDITAZIONE                                                                                                                                    Chi è Gesù di Nazaret? Un dolce sognatore della Galilea o il rivoluzionario come qualcuno lo definisce? Il Vangelo dà la risposta migliore: Gesù è il Figlio di Dio. Questo basta a mettere in luce l'importanza estrema della sua missione. Quando Gesù parla della propria missione presentandosi come il Figlio ”uguale a Dio” provoca l'indignazione dei suoi nemici. Non solo Egli riceve dal Padre tutta la propria vita, ma possiede la vita del Padre nella sua totalità. In Lui, dunque, è Dio stesso che viene a donarci la propria vita. Tutti gli uomini morti spiritualmente per il peccato sono in grado di udire la voce del Figlio di Dio, ma solo quelli che ascoltano, aprendosi alla dinamica della fede, possono entrare nella vita. Oltre il potere di dare la vita, il Figlio dell'uomo ha nelle mani anche il potere del giudizio. Tutti, alla fine dei tempi, udranno la voce del giudice universale, e i morti, uscendo dalle loro tombe, riceveranno il premio o il castigo secondo le opere di bene o di male compiute. Coloro che avranno scelto il bene e l'amore, risorgeranno per la vita, coloro che avranno scelto il male e le tenebre, risorgeranno per la condanna. In questo giudizio Gesù avrà un solo criterio di valutazione: la volontà del Padre. Chiediamo a Gesù il dono della fede profonda e la grazia di vivere sempre nella volontà del Padre …...e cerchiamo di dare il buon esempio con la nostra vita.. “FF375 …..li incoraggiò con molti consigli e li benedisse dicendo: “Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza.”

martedì 27 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 693

MEDITAZIONE
Lo sguardo di Gesù penetra i cuori....Gesù guarda ciascuno di noi, fissa lo sguardo sul nostro volto e guardandoci ci ama. Noi crediamo a questo sguardo? In questo incrocio di sguardi, quello del Signore e il mio, mi rendo conto che il Signore mi guarda anche attraverso gli occhi del povero, il volto del sofferente, lo sguardo bisognoso dell’ultimo? È sempre questione di saper “vedere” e sapere cosa significhi “l’essere visti”. Anche Francesco predicava sulla necessità di essere distaccati dalle ricchezze del mondo e sul peccato di vanità. Un giorno, riferendosi a un peccatore,
".. quando iniziò a predicare davanti a tutti, rivolse contro di lui la spada della parola di Dio. Poi, in disparte, lo ammonì con dolcezza intorno alla vanità e al disprezzo del mondo, e infine lo colpì al cuore minacciandogli il giudizio divino".FF693.
Come abbiamo letto nelle Fonti, colpito dalle parole del Santo, quel peccatore si convertì e diventò un seguace di Francesco col nome di frate Pacifco.



giovedì 22 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 269

San Francesco, nella “Parafrasi del Padre Nostro”, scrive  : “ Venga il tuo regno (Mt 6,10): perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli, l'amore di te è perfetto, la comunione di te è beata, il godimento di te senza fine”. [FF269]

mercoledì 21 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1312

MEDITAZIONE
La vera grandezza è servire. La prossimità con Dio non si misura con il metro del prestigio o del ruolo, ma con quello dell’accoglienza, della solidarietà e dell’amore per gli ultimi. L’uomo ritrova il suo valore non per quello che sa, o per quello che ha, ma in forza del legame di solidarietà che, mediante Gesù, risale fino al Padre. La vera grandezza consiste nel servire i più piccoli, perchè in loro si serve il Signore stesso. La vera grandezza è stata raggiunta da Francesco perchè la sua vita era tutta preghiera e servizio, tanto da meritare da Dio doni straordinari. " E certo il Santo ebbe una potenza taumaturgica straordinaria nel guarire dalla lebbra, perchè, durante la sua vita si era votato, per umiltà e pietà, al servizio dei lebbrosi." FF1312.

martedì 20 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 276

MEDITAZIONE
Gesù ricorda spesso che niente è impossibile a Dio, la cui volontà va ricercata attraverso la fede e la preghiera. Rileggendo le parole di Gesù scopro quanto debole è stata la mia fede e quanto debole sia ancora, perché se davvero io credessi, se voi credeste, se il mondo credesse, allora non ci sarebbe più guerra, non ci sarebbe più dolore, malattia, paura, perché TUTTO è POSSIBILE PER CHI CREDE. Francesco credeva profondamente e si vedevano i miracoli! Che bello se anche noi avessimo abbastanza fede da dire con estrema coscienza di noi stessi: Signore aiutami ! Signore prendi tra le tue mani quella parte di me che fatica a credere e trasformala, perché senza di te non ce la posso fare! Preghiamolo con le parole di san Francesco: FF276.
Altissimo glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
Et dame fede dricta,
speranza certa e carità perfecta,
senno e cognoscemento,
Signore,
che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen.

lunedì 19 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 685

MEDITAZIONE
Il nostro spirito trema sentendo le esigenze del nuovo comandamento, quello dell'amore. Non è forse più facile aggredire chi ci aggredisce e amare chi ci ama? Forse è a questo che ci spingerebbero i nostri sensi, è questa la voce dell’anima umiliata non ancora raggiunta dalla luce del Dio di Gesù Cristo, del solo vero Dio.Liberato dai suoi peccati grazie all’azione redentrice di Cristo e rinnovato dall’azione dello Spirito, l’uomo, ogni uomo, è il tempio in cui risplende lo Spirito di Dio. Dio ama l’uomo per se stesso, a tal punto che consegna alla morte suo Figlio. Ecco perché l’amore di carità apre ad un nuovo orizzonte che va oltre ogni umano orizzonte....Ben aveva compreso Francesco che era un gran "contemplatore delle cose celesti". FF685.

domenica 18 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1075

 
MEDITAZIONE
Gesù è Colui che era stato annunciato dalla Legge e dai profeti, rappresentati qui da Mosè ed Elia; è Colui che dobbiamo ascoltare, perchè ci rivela il Padre. Il punto più importante di tutta la nostra vita è dunque essere appoggiati sul Signore Gesù, non appoggiarsi su noi stessi, sul niente che ci appartiene, ma rinnegare noi stessi e fondarci su di lui per essere in comunione con Dio, nell'amore vero. Ogni altro atteggiamento è fallace. Se cerchiamo di amare da soli, cioè senza appoggiarci sulla fede in Gesù, il nostro amore è vano, non è autentico; se tendiamo alla perfezione cristiana senza appoggiarci sul Signore Gesù, la nostra perfezione non esiste. "Se vuoi essere perfetto dice Gesù va', vendi quello che hai...". Dobbiamo rinunciare ad ogni idea di perfezione nostra, perché la perfezione non è proprietà nostra, l'abbiamo soltanto nella misura in cui siamo in comunione con Gesù, fondati su di lui nella fede. Francesco, con il suo stile di vita aveva raggiunto la perfezione evangelica e attirava molti a Cristo. "Molti, inoltre, non solo spinti da devozione, ma infiammati dal desiderio della perfezione di Cristo, abbandonavano ogni vanità mondana e si mettevano alla sequela di Francesco. Essi, crescendo e moltiplicandosi di giorno in giorno, si diffusero in breve tempo fino alle estremità della terra". FF1075.

sabato 17 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 682

MEDITAZIONE
Nella coscienza religiosa dell'uomo moderno, l'intervallo che separa la domanda dal momento in cui si sa di essere esauditi si è notevolmente allungato. Tuttavia il nostro atteggiamento profondo deve rimanere quello di una totale fiducia nel Padre. Ecco l'importanza della preghiera per rimanere sempre uniti a Dio con animo fiducioso! La preghiera è per Francesco un canto di abbandono, un porsi totalmente nelle mani di Dio con assoluta fiducia. Lo faceva in una forma così evidente che i suoi biografi non esitano a dire che “egli non era un uomo che pregava, ma un uomo diventato preghiera” (2 Cel, 682-95). Quando ".... pregava nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all'Amico,scherzava amabilmente con lo Sposo. E in realtà, per offrire a Dio in molteplice olocausto tutte le fibre del cuore, considerava sotto diversi aspetti Colui che è sommamente Uno"......

Vedi altre reazioni

SAN FRANCESCO E LE FONTI 683

MEDITAZIONE
Credere in Gesù Cristo e attendere da Lui la salvezza significa rinunciare a se stessi per seguirlo sulla strada che Egli ha scelto per salvarci. Rinunciare per amore a quello che il mondo offre è un modo bellissimo per onorare Dio. Francesco rinunciò a tutto per seguire Dio. Faceva tanti sacrifici, consolava gli afflitti e curava i malati. Pregava molto e si nutriva dell'Eucaristia. "Ripeteva: « Se il corpo mangia tranquillo il suo cibo, destinato ad essere con lui pasto di vermi, con quanta pace e tranquillità l'anima deve prendere il suo cibo, che è il suo Dio! ».FF683. Gesù è il termine di ogni nostra ricerca!



venerdì 16 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 747

MEDITAZIONE
Con la professione di fede di Pietro si conclude una tappa della formazione dei discepoli, che sono giunti a credere che Gesù è il messia. Ma la loro educazione alla fede non è terminata: ora è necessario che essi comprendano il cammino attraverso cui il Cristo deve passare per realizzare il disegno di Dio. Come è difficile essere continuamente sotto la luce di Dio! In molte occasioni purtroppo ragioniamo con la nostra psicologia, con le nostre pulsioni umane e troviamo un mucchio di giustificazioni a quelle che sono soltanto le nostre naturali inclinazioni. Dobbiamo essere sempre molto attenti, docili allo Spirito del Signore, per fare in ogni momento quanto è conveniente secondo la sua volontà, senza farci illusioni su noi stessi. Francesco "Voleva che i ministri della parola di Dio attendessero agli studi sacri e non fossero impediti da nessun altro impegno. Diceva infatti che sono stati scelti da un gran re per bandire ai popoli gli editti che ascoltano dalla sua bocca." FF747.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1646-90

Conversione dei tre ladroni
.
In un eremitaggio situato sopra Borgo San Sepolcro, venivano di tanto in tanto certi ladroni a domandare del pane. Costoro stavano appiattati nelle folte selve di quella contrada e talora ne uscivano, e si appostavano lungo le strade per derubare i passanti.
Per questo motivo, alcuni frati dell'eremo dicevano: «Non è bene dare l'elemosina a costoro, che sono dei ladroni e fanno tanto male alla gente». Altri, considerando che i briganti venivano a elemosinare umilmente, sospinti da grave necessità, davano loro qualche volta del pane, sempre esortandoli a cambiar vita e fare penitenza.
Ed ecco giungere in quel romitorio Francesco. I frati gli esposero il loro dilemma: dovevano oppure no donare il pane a quei malviventi? Rispose il Santo: «Se farete quello che vi suggerisco, ho fiducia nel Signore che riuscirete a conquistare quelle anime». E seguitò: «Andate, acquistate del buon pane e del buon vino, portate le provviste ai briganti nella selva dove stanno rintanati, e gridate: "Fratelli ladroni, venite da noi! Siamo i frati, e vi portiamo del buon pane e del buon vino". Quelli accorreranno all'istante. Voi allora stendete una tovaglia per terra, disponete sopra i pani e il vino, e serviteli con rispetto e buon umore.
Finito che abbiano di mangiare, proporrete loro le parole del Signore. Chiuderete l'esortazione chiedendo loro per amore di Dio, un primo piacere, e cioè che vi promettano di non percuotere o comunque maltrattare le persone. Giacché, se esigete da loro tutto in una volta, non vi starebbero a sentire. Ma così, toccati dal rispetto e affetto che dimostrate, ve lo prometteranno senz'altro.
E il giorno successivo tornate da loro e, in premio della buona promessa fattavi, aggiungete al pane e al vino delle uova e del cacio; portate ogni cosa ai briganti e serviteli.
Dopo il pasto direte: "Perché starvene qui tutto il giorno, a morire di fame e a patire stenti, a ordire tanti danni nelI'intenzione e nel fatto, a causa dei quali rischiate la perdizione dell'anima, se non vi ravvedete? Meglio è servire il Signore, e Lui in questa vita vi provvederà del necessario e alla fine salverà le vostre anime". E il Signore, nella sua misericordia, ispirerà i ladroni a mutar vita, commossi dal vostro rispetto ed affetto».
Si mossero i frati e fecero ogni cosa come aveva suggerito Francesco. I ladroni, per la misericordia e grazia che Dio fece scendere su di loro, ascoltarono ed eseguirono punto per punto le richieste espresse loro dai frati. Molto più per l'affabilità e l'amicizia dimostrata loro dai frati, cominciarono a portare sulle loro spalle la legna al romitorio. Finalmente, per la bontà di Dio e la cortesia e amicizia dei frati, alcuni di quei briganti entrarono nell'Ordine, altri si convertirono a penitenza, promettendo nelle mani dei frati che d'allora in poi non avrebbero più perpetrato quei mali e sarebbero vissuti con il lavoro delle loro mani.
I frati e altre persone venute a conoscenza dell'accaduto, furono pieni di meraviglia, pensando alla santità di Francesco, che aveva predetto la conversione di uomini così perfidi e iniqui, e vedendoli convertiti al Signore così rapidamente.
COMMENTO:
Possiamo leggere in questo episodio tutta la calda umanità di Francesco e il suo amore generoso per l'altro nella più totale gratuità. Un gesto gratuito quello di Francesco che ci svela il significato più vero di che cosa significa fraternità: accoglienza dell'altro e persino del nemico, perchè fratello, nostro fratello. Sant'Agostino scrisse a commento della prima Lettera di Giovanni: “Ti chiedo perchè ami un nemico? Perché lo ami?[...] tu vedi il nemico che ti avversa, ti aggredisce, ti esaspera. Ma in lui tu vedi un uomo. Tu vedi tutte queste cose che ti contrastano, fatte da un uomo, ma vedi in lui che è stato fatto da Dio. [...] Perciò quando ami il nemico, ami il fratello”.

giovedì 15 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 792

MEDITAZIONE
Una strana logica quella di Gesù: perdere la propria vita per salvarla ! E' la logica della croce, della morte
che conduce alla vita. Morire a se stessi e vivere per Cristo: ecco ciò che rende veramente cristiana la vita di un uomo. "" Infine, chi potrebbe spiegare o chi potrebbe capire come la sua unica gloria sia stata nella croce del Signore? Solo lo può sapere chi, unico, ha avuto la grazia di provarlo. Certo, anche se ne avessimo qualche leggera esperienza, le nostre parole, insudiciate come sono dall'uso di cose comuni e senza valore, non sarebbero in grado di esprimere così grandi meraviglie. E forse, proprio per questo si è dovuto manifestare nella carne, perché sarebbe stato impossibile esprimerlo a parole. Parli dunque il silenzio, dove vien meno la parola, perché dove non soccorre l'espressione, anche la cosa segnata grida da sé. Solo questo ascolti l'orecchio umano, che non è ancora in tutto chiaro per qual motivo sia apparso nel Santo questo mistero; infatti quel tanto che è stato da lui rivelato non si può comprendere che in funzione del futuro. Sarà veritiero e degno di fede, colui al quale saranno testimoni natura, legge e grazia"". FF792.



mercoledì 14 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1222

 talmente entrata nel loro cuore che essi ne hanno fatto una regola di vita. Essi non devono più sforzarsi di scegliere di amare i poveri e gli ultimi, poiché hanno impostato tutta la loro esistenza su tale modo di essere, come Francesco. La sua vita si appoggiava su tre pilastri: la preghiera, l'elemosina e il digiuno. Il bene che faceva, lo faceva per Dio e per il prossimo, e in questo aveva scoperto una via nuova per la felicità. “”Francesco, uomo evangelico, non si disimpegnava mai dal praticare il bene,.....Perciò,dopo essersi impegnato, secondo l'esigenza dei tempi e dei luoghi, a procacciare la salvezza degli altri, lasciava la folla col suo chiasso e cercava la solitudine, col suo segreto e la sua pace; là, dedicandosi più liberamente a Dio, detergeva dall'anima ogni più piccolo grano di polvere, che il contatto con gli uomini vi avesse lasciato””. FF1222.

lunedì 12 febbraio 2018

SAN FRANCESCO E LE FONTI 678


Vita Seconda di Tommaso da Celano 678
Un'altra volta venne dal Santo la madre di due frati, a chiedere fiduciosamente l'elemosina. Provandone vivo dolore, il Padre si rivolse al suo vicario, frate Pietro di Cattanio: «Possiamo dare qualcosa in elemosina a nostra madre?». Perché chiamava madre sua e di tutti i frati la madre di qualsiasi religioso. Gli rispose frate Pietro: «In casa non c'è niente da poterle dare». «Abbiamo solo--aggiunse --un Nuovo Testamento, che ci serve per le letture a mattutino, essendo noi senza breviario».
Gli rispose Francesco: « Dà alla nostra madre il Nuovo Testamento: lo venda secondo la sua necessità, perché è proprio lui che ci insegna ad aiutare i poveri. Ritengo per certo che sarà più gradito al Signore l'atto di carità che la lettura ».
Così fu regalato il libro alla donna e fu alienato per questa santa carità il primo Testamento che ebbe l'Ordine.