LETTERA A FRATE ANTONIO di SAN FRANCESCO D’ASSISI
[251] 1 A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco augura salute.
[252] 2 Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell'orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola.
…..Nel maggio del 1221 si tenne ad Assisi il Capitolo generale delle Stuoie. Vi partecipò un grande numero di frati, tra i quali anche Antonio. Egli vide è ascoltò Francesco parlare alla famiglia francescana, ma nessuna testimonianza riporta di un incontro tra i due. Il Poverello, gravato dalla salute e dai tanti impegni, non ebbe tempo di conoscere Antonio; al tempo era solo un giovane, ignoto a tutti.
"Antonio, mio vescovo"….Francesco d'Assisi non voleva che i suoi frati si dedicassero allo studio della teologia. Questa indicazione fu riportata anche nella regola di vita. Ma per sant'Antonio, viste la sua solida fede e la sua integrità morale, fece una eccezione concedendogli di insegnare ai suoi frati la teologia , ma raccomandandosi che ciò non andasse a scapito della preghiera. Il significato di tale biglietto consiste nell'investitura di Antonio a predicatore e maestro di teologia ex cathedra da parte di Francesco che pone il primato di Dio su tutto, senza ostacolare o impedire la fioritura dei talenti personali. Dunque Antonio per due anni, all'età di 28-30 anni, come teologo insegna le basilari verità di fede al clero e ai laici, attraverso un metodo semplice ma efficace. Partiva cioè dalla lettura del testo sacro per giungere ad una interpretazione che interpellasse e parlasse alla fede e alla vita dell'uditorio.
Sant'Antonio è dunque il primo insegnante di teologia del neonato ordine francescano, il primo anello di una catena di teologi, predicatori e scrittori, che nei secoli diedero e danno onore alla Chiesa.
Fu inviato dallo stesso san Francesco a contrastare in Francia la diffusione del movimento dei catari, che la Chiesa di Roma giudicava eretico. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all'età di 36 anni. Rapidamente canonizzato (in meno di un anno) il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo.
Fu riconosciuto come “arca del Testamento” per la sua profonda conoscenza della Scrittura; e perfino san Francesco d’Assisi lo chiamò “mio vescovo”.
La Chiesa rese giustizia alla sua dottrina proclamandolo nel 1946 "dottore della chiesa universale" col titolo di Doctor evangelicus e da sempre guardiamo a lui come una sublime sintesi di verità e carità e insigne predicatore, a gloria di Dio e del Serafico Padre Francesco.
A conclusione di questo breve scritto vogliamo rivolgerci al Signore con le parole stesse di sant’Antonio al quale chiediamo di continuare a pregare Dio per noi. Sostenuti dalla sua intercessione ci rivolgiamo a Dio vivo e vero: “O Dio di bontà, aiutaci a compiere il bene, così da poter offrire dinanzi a te, il nostro agire. La nostra offerta salga fino a te e la tua grazia discenda su di noi, perché possiamo infine giungere alla tua gloria. Tu che sei benedetto nei secoli”. Amen (Sermones II/175)
Nessun commento:
Posta un commento