domenica 22 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 800

NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO L'Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore: a Lui gloria e potenza nei secoli, in eterno
Ap.5,12; 1,6
San Francesco e il Vangelo
3 febbraioModificato
DALLE FONTI FRANCESCANE 800
Vita seconda di Tommaso da Celano
FF 800. (210) Francesco, araldo di Dio, si incamminò sulle vie di Cristo attraverso numerose pene e gravi malattie, e non ritrasse il piede sino a quando coronò il buon inizio con una fine ancora più santa.
(211)......Francesco era già morto a questo mondo, ma Cristo viveva in lui. Le delizie del mondo erano per lui una croce, perchè portava radicata nel cuore la croce di Cristo. E appunto per questo le stimmate rifulgevano all'esterno della carne, perchè, dentro, la sua radice gli si allungava profondissima nell'animo.

SAN FRANCESCO E LE FONTI 263

"Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature,specialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno, e illumini noi per lui. Ed ello è bello e radiante cun grande splendore: de te, Altissimo, porta significazione".( FF 263)



Un grande abbraccio di Pace e Bene giunga a tutti VOI ! Emoticon heart

lunedì 16 novembre 2015

SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA 17 Novembre 2015

VITA DI S: ELISABETTA Il castello di Wartburg è una costruzione sulla vetta di una montagna circondata da più di cento miglia di foresta, dove nel 1070 sarà costruita la residenza dei langravi di Turingia, che sovrasta la capitale Eisenach.

Ludovico dovette iniziare a regnare in giovane età a causa della morte del padre avvenuta il 25 Aprile del 1217 e prese il nome di Ludovico IV, Conte di Turingia e dell’Assia. Il padre Ermanno I era stato scomunicato dall’arcivescovo di Magonza per dei contrasti politici.
Nella primavera del 1221, si celebrano le nozze tra Elisabetta ormai quattordicenne e lo sposo Lodovico IV di Turingia, che ha ventuno anni, dal quale Elisabetta avrà tre figli:
Ermanno nasce il 28 Marzo nel 1222 (erede della corona, chiamato con il nome del nonno paterno).
Sofia nasce nel 1224 (nome in onore della nonna langravia) e andrà in sposa al duca di Brabante;
Gertrude nel 1227 (divenuta poi monaca premostratense e proclamata santa dalla chiesa). Nasce già orfana del padre.

Il matrimonio di Elisabetta fu felice "Se io amo tanto una creatura mortale - diceva Elisabetta – alla fedele Isentrude – quanto dovrei amare di più il Signore". Elisabetta amava teneramente Ludovico e Ludovico amava lei, per la sua bellezza, la sua gentilezza e la sua grazia. A corte la Duchessa era quasi disprezzata per la sua semplicità nel vestire e per la sua modestia nel vivere.

Assecondata dal consorte, Elisabetta dedicava molto tempo alla preghiera ed esercitava con generosità le opere di misericordia verso i poveri, i lebbrosi, gli appestati, i malati in genere e i bisognosi. Si impegnava nella promozione della giustizia sociale.

Il suo amore per poveri è abbondantemente documentato tuttavia è degno di nota il miracolo del pane trasformato in rose, si afferma che un giorno Ludovico la incontrò mentre correva per la strada con il suo grembiule pieno di pane per i poveri, le chiese cosa stesse portando, lei lascio cadere il grembiule ed invece del pane comparvero magnifiche e fresche rose
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Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta (Al pontefice, anno 1232; A. Wyss, Hessisches Urkundenbuch I, Lipsia 1879, 31-35)
Elisabetta incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi.
Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l'elemosina di porta in porta. Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste la mani sull'altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita dal rumore del mondo e dalla gloria umana, se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata, volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili ed i più derelitti.
Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole.
Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa di dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Mi rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle esser seppellita. Fatto questo, ricevette il Corpo del Signore. Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle che aveva sentito nella predicazione. Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente.

http://youtu.be/5-A1oBUx-Xc



sabato 14 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 709

DALLE FONTI FRANCESCANE 709

"Questo Santo assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: "Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita. Ma - continuava - se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole ".
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l'unzione dello spirito e l'olio della letizia. Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all'orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore.
"Il servo di Dio - spiegava - quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza. Perché, se permane nella tristezza, crescerà quel male babilonese e, alla fine, genererà nel cuore una ruggine indelebile, se non verrà tolta con le lacrime"

(dalla vita di San Francesco - Fonti Francescane n.709).





lunedì 9 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1852

CAPITOLO XXI

Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando convertì il ferocissimo lupo d' Agobbio.

1852 Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d' Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini, in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s'appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano della città, come s' eglino andassono a combattere, e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e' vennono a tanto, che nessuno era ardito d' uscire fuori della terra.
Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano, e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori della terra egli co' suoi compagni, tutta la sua confidanza ponendo in Dio. E dubitando gli altri di andare più oltre, santo Francesco prese il cammino inverso il luogo dove era il lupo. Ed ecco che, vedendo molti cittadini li quali erano venuti a vedere cotesto miracolo, il detto lupo si fa incontro a santo Francesco, con la bocca aperta; ed appressandosi a lui santo Francesco gli fa il segno della santissima croce, e chiamollo a sè e disse così: « Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male nè a me nè a persona ». Mirabile cosa a dire! Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere. E santo Francesco gli parlò così: « Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio sanza sua licenza, e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardire d' uccidere uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu se' degno delle forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t' è nemica. Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro, sicchè tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa, e nè li uomini nè li cani ti perseguitino più >>. E dette queste parole, il lupo con atti di corpo e di coda e di orecchi e con inchinare il capo mostrava d' accettare ciò che santo Francesco dicea e di volerlo osservare. Allora santo Francesco disse: « Frate lupo, poichè ti piace di fare e di tenere questa pace, io ti prometto ch' io ti farò dare le spese continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di questa terra, sicchè tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male. Ma poich' io t' accatto questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu mi imprometta che tu non nocerai mai a nessuna persona umana nè ad animale: promettimi tu questo? ». E il lupo, con inchinare di capo, fece evidente segnale che 'I prometteva. E santo Francesco sì dice: « Frate lupo, io voglio che tu mi facci fede di questa promessa, acciò ch' io me ne possa bene fidare ». E distendendo la mano santo Francesco per ricevere la sua fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra la mano di santo Francesco, dandogli quello segnale ch' egli potea di fede.
E allora disse santo Francesco: « Frate lupo, io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu venga ora meco sanza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa pace al nome di Dio ». E il lupo ubbidiente se ne va con lui a modo d' uno agnello mansueto; di che li cittadini, vedendo questo, fortemente si maravigliavano. E subitamente questa novità si seppe per tutta la città; di che ogni gente, maschi e femmine, grandi e piccioli, giovani e vecchi, traggono alla piazza a vedere il lupo con santo Francesco. Ed essendo ivi bene raunato tutto 'l popolo, levasi su santo Francesco e predica loro, dicendo, tra l'altre cose, come per li peccati Iddio permette cotali cose e pestilenze, e troppo è più pericolosa la fiamma dello inferno, la quale ci ha a durare eternalemente alli dannati, che non è la rabbia dello lupo il quale non può uccidere se non il corpo: « quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d' un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de' vostri peccati, e Iddio vi libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale ». E fatta la predica, disse santo Francesco: « Udite, fratelli miei: frate lupo che è qui dinanzi da voi, sì m' ha promesso, e fattomene fede, di far pace con voi e di non oífendervi mai in cosa nessuna, e voi. gli promettete di dargli ogni dì le cose necessarie; ed io v' entro mallevadore per lui che 'l patto della pace egli osserverà fermamente ». Allora tutto il popolo a una voce promise di nutricarlo continovamente. E santo Francesco, dinanzi a tutti, disse al lupo: « E tu, frate lupo, prometti d' osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenda nè gli uomini, nè gli animali nè nessuna creatura? ». E il lupo inginocchiasi e inchina il capo e con atti mansueti di corpo e di coda e d'orecchi dimostrava, quanto è possibile, di volere servare loro ogni patto. Dice santo Francesco: « Frate lupo, io voglio che come tu mi desti fede di questa promessa fuori della porta, così dinanzi a tutto il popolo mi dia fede della tua promessa, che tu non mi ingannerai della mia promessa e malleveria ch' io ho fatta per te ». Allora il lupo levando il piè ritto, sì 'I puose in mano di santo Francesco. Onde tra questo atto e gli altri detti di sopra fu tanta allegrezza e ammirazione in tutto il popolo, sì per la divozione del Santo e sì per la novità del miracolo e sì per la pace del lupo, che tutti incominciarono a gridare al cielo, laudando e benedicendo Iddio, il quale sì avea loro mandato santo Francesco, che per li suoi meriti gli avea liberati dalla bocca della crudele bestia.
E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a uscio a uscio, sanza fare male a persona e sanza esserne fatto a lui, e fu nutricato cortesemente dalla gente, e andandosi così per la terra e per le case, giammai nessuno cane gli abbaiava drieto. Finalmente dopo due anni frate lupo sì si morì di vecchiaia, di che li cittadini molto si dolsono, imperò che veggendolo andare così mansueto per la città, si raccordavano meglio della virtù e santità di santo Francesco.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

(dai Fioretti)






domenica 1 novembre 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 263








DALLE FONTI FRANCESCANE 263

Il "Cantico delle creature"

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Laudato si', mi' Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente po' skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,

ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate

e serviateli cum grande humilitate.