lunedì 9 maggio 2016

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1103

F.F.1103
L'umiltà, custode e ornamento di tutte le virtù, aveva ricolmato l'uomo di Dio di beni sovrabbondanti. A suo giudizio, egli non era altro che un peccatore, mentre nella realtà era specchio e splendore della santità, in tutte le sue forme. Da architetto avveduto, egli volle edificare se stesso sul fondamento dell'umiltà, come aveva imparato da Cristo. Il Figlio di Dio (egli diceva) lasciando il seno del Padre, è disceso dall'altezza dei cieli fino alla nostra miseria proprio per insegnarci, Lui Signore e Maestro, l'umiltà sia con l'esempio sia con la parola. Per questo si studiava, in quanto discepolo di Cristo, di sminuirsi agli occhi propri ed altrui, ricordando quanto il sommo Maestro ha detto: "Ciò che è in onore fra gli uomini è abominazione davanti a Dio".  Ma usava anche ripetere questa massima:" Un uomo è quanto è agli occhi di Dio, e non più " Di conseguenza, giudicando una stoltezza esaltarsi per la stima della gente del mondo, godeva nelle umiliazioni e si rattristava per le lodi. Sul proprio conto preferiva sentire insulti invece di lodi, perché sapeva che l'insulto spinge ad emendarsi; la lode, a cadere. E perciò spesso, quando la gente esaltava i suoi meriti e la sua santità, comandava a qualche frate di dirgli, cacciandogliele bene dentro le orecchie, frasi che lo umiliavano e mortificavano. E quando quel frate, benché contro voglia, lo chiamava paesano, mercenario, inetto e inutile, egli, lieto in cuore come in volto, rispondeva: "Il Signore ti benedica figlio carissimo, perché tu dici proprio la verità. Queste son le parole che van bene per il figlio di Pietro Bernardone ". 




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