sabato 9 maggio 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 681-682

DALLE FONTI FRANCESCANE 681-682

Vita Seconda di Tommaso da Celano

Francesco non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera

Francesco, uomo di Dio, sentendosi pellegrino nel corpo lontano dal Signore (Cfr 2Cor 5,6), cercava di raggiungere con lo spirito il cielo e, fatto ormai concittadino degli Angeli, ne era separato unicamente dalla parete della carne. L’anima era tutta assetata del suo Cristo e a Lui si offriva interamente nel corpo e nello spirito. Delle meraviglie della sua preghiera diremo solo qualche tratto,per quanto abbiamo visto con i nostri occhi ed è possibile esporre ad orecchio umano, perché siano d’esempio ai posteri. Trascorreva tutto il suo tempo in santo raccoglimento per imprimere nel cuore la sapienza; temeva di tornare indietro se non progrediva sempre. E se a volte urgevano visite di secolari o altre faccende, le troncava più che terminarle, per rifugiarsi di nuovo nella
contemplazione. Perché a lui, che si cibava della dolcezza celeste, riusciva insipido il mondo, e le delizie divine lo avevano reso di gusto difficile per i cibi grossolani degli uomini. Cercava sempre un luogo appartato, dove potersi unire non solo con lo spirito, ma con le singole membra, al suo Dio. E se all’improvviso si sentiva visitato dal Signore (Cfr Lc 1,68), per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola col mantello. E se a volte era privo di questo, ricopriva il volto con la manica, per non svelare la manna nascosta (Ap 2,17). Sempre frapponeva fra sé e gli astanti qualcosa, perché non si accorgessero del contatto dello sposo (Ct 5,4): così poteva pregare non visto anche se stipato tra mille, come nel cantuccio di una nave. Infine, se non gli era possibile niente di tutto questo,faceva un tempio del suo petto. Assorto in Dio e dimentico di se stesso, non gemeva né tossiva, era senza affanno il suo respiro e scompariva ogni altro segno esteriore.
Questo il suo comportamento in casa. Quando invece pregava nelle selve e in luoghi solitari,riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all’Amico, scherzava amabilmente con lo Sposo. E in realtà, per offrire a Dio in molteplice olocausto (Cfr
Sal 65,15) tutte le fibre del cuore (Cfr Sap 7,22), considerava sotto diversi aspetti Colui che è sommamente Uno. Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando all’interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva a Dio (Cfr Sal 26,4): non era tanto un uomo che prega,quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente. Ma di quanta dolcezza sarà stato inondato, abituato come era a questi trasporti? Soltanto lui lo sa (Gb 28,23), io non posso che ammirarlo. Solo chi ne ha esperienza, lo può sapere; ma è negato a chi non l’esperimenta. Quando il suo spirito era nel pieno del fervore (Cfr Gb 41,22), egli con tutto l’esteriore e con tutta l’anima completamente in deliquio si ritrovava già nella perfettissima patria del regno dei cieli (2Tm 4,18). Il Padre era solito non trascurare negligentemente alcuna visita dello Spirito: quando gli si presentava, l’accoglieva e fruiva della dolcezza che gli era stata data, fino a quando il Signore lo permetteva. Così, se avvertiva gradatamente alcuni tocchi della grazia mentre era stretto da impegni o in viaggio, gustava quella dolcissima manna a varie e frequenti riprese.Anche per via si fermava, lasciando che i compagni andassero avanti, per godere della nuova visita dello Spirito e non ricevere invano la grazia (2Cor 6,1).Sentendosi pellegrino… è questa la nostalgia di Dio che ci spinge a cercarlo, ad avere una relazione forte con Lui. I cercatori di Dio sono coloro che scrutano dentro e fuori di sé le tracce di Dio. Anche se tante cose e persone su questa terra ci piacciono, sembra che ci facciano felici, in fondo facciamo prima o poi l’esperienza che non ci bastano. La nostra insoddisfazione esistenziale ci fa sentire la sete di qualcosa, o meglio qualcuno che sia assoluto, di un amore incondizionato e gratuito, personale e fedele… L’anima era tutta assetata del suo Cristo! Trascorreva tutto il suo tempo in santo raccoglimento per imprimere nel cuore la sapienza: la sapienza è la capacità di vedere le cose e le persone come le vede Dio, nella Verità e nella libertà del cuore e amare ognuno così com’è accogliendolo nella misericordia…Il raccoglimento necessario alla preghiera Francesco lo trova non solo nei luoghi isolati (in chiesa o nella propria stanza), nei boschi o nelle selve, ma anche stipato nel cantuccio di una nave…! Questo è molto importante: la preghiera è un atteggiamento del cuore che ci porta ad essere sempre rivolti verso Dio, in ogni momento e in ogni luogo: nel vangelo vediamo che l’incontro con Gesù avviene anche sulla spiaggia del mare, sulla strada, al posto di lavoro… (i primi discepoli, i due di Emmaus, Matteo …).Francesco arriva a questo gradualmente, in lui come in noi anche la preghiera è come il granello di senape che da piccolissimo diventa poi un albero frondoso che accoglie una moltitudine di uccelli: chi vive in comunione con Dio diventa capace di accogliere nel suo cuore tutti, perché la preghiera pacifica il cuore e il cuore pacificato si allarga, diventa ospitale e cordiale, anzi molto di più: diventa fraterno.




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