Lo Specchio di perfezione
1795 Non si deve però supporre o immaginare che il nostro Padre, amante di ogni perfezione ed
equilibrio, intendesse che la letizia si palesi con risa o parole oziose, poiché in tal modo non si esterna la
letizia spirituale, ma piuttosto la vanità e la fatuità. Nel servo di Dio egli detestava le risa e le ciarle: non
solo non voleva che ridesse, ma neppure che offrisse agli altri la minima occasione a frivolezze. In una delle
sue Ammonizioni, Francesco definì chiaramente quale doveva essere la gioia del servo di Dio, con questeparole: « Beato quel religioso che non trova felicità e piacere se non nelle parole sante e nelle opere del
Signore, e se ne serve per eccitare gli uomini all'amore di Dio, in gaudio e letizia. Ma guai a quel religioso
che si diletta in conversazioni oziose e vuote, e con queste muove la gente a sciocche risa ».E attraverso la gioia del viso si manifestano il fervore, I'impegno, la disposizione della mente e del corpo a fare volentieri ogni cosa buona; da simile fervore e disposizione, gli altri talvolta sono incitati al bene più che dalla stessa azione buona. E se l'azione per quanto buona non appare fatta volentieri e con slancio, provava piuttosto fastidio che incitamento al bene. Non voleva quindi leggere sui volti quella tristezza che sovente riflette indifferenza, cattiva disposizione dello spirito, pigrizia del corpo a ogni buona opera. Amava invece caldamente in se stesso e negli altri la gravità e compostezza nell'aspetto e in tutte le membra del corpo e nei sensi, e induceva gli altri a ciò con la parola e con l'esempio, per quanto poteva.Conosceva per esperienza come tale equilibrio e maturità sono simili a un muro, a uno scudo fortissimo, contro le frecce del diavolo; e che l'anima, non protetta da questo muro e da questo scudo, è come un soldato disarmato in mezzo a nemici forti e ben armati, accanitamente vogliosi di ucciderlo.
COMMENTO
E' da sottolineare la distinzione che faceva l'innamorato di Cristo tra la gioia della fede, o letizia interiore, e la gioia fatua o riso esteriore. Gli umoristi, i barzellettisti e tutti coloro che muovono la gente a sciocche risate, mancano della letizia interiore e, spesso, il loro riso è un velo che copre una tristezza profonda. Le persone che hanno il cuore pieno di amore divino e di spirituale consolazione trovano felicità e piacere nelle parole sante e nelle opere del Signore. Sia questa la nostra gioia: è quella vera, quella che non può essere tolta.
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