giovedì 12 marzo 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI 1295--1329 LM

LEGGENDA MAGGIORE
di SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO

ALCUNI MIRACOLI DA LUI OPERATI DOPO LA MORTE

POTENZA MIRACOLOSA DELLE STIMMATE


1295 3. La moglie d'un nobil uomo di Calvi, che si chiamava Giuliana, avendo perduto i figli, trascinava i suoi anni nel lutto.
Piangeva continuamente i suoi infelici eventi, giacché, tutti i figli che con dolore aveva portati in seno, con dolore ancora maggiore aveva dovuto in breve tempo affidarli alla tomba.
Ora, da quattro mesi aveva il bambino in seno, e, a causa di quanto le era successo nel passato, era in trepidazione, temendo più per la morte che per la nascita della prole.
Ma ecco: una notte, mentre dormiva, le apparve in sogno una donna che, portando tra le mani un bel fanciullino, glielo porgeva con atteggiamento di grande letizia.
Lei, però, non voleva prenderlo, per paura di perderlo subito; allora quella donna soggiunse: “ Prendilo con sicurezza, perché questo bambino, che san Francesco ti manda per venir incontro alla tua angoscia, vivrà e godrà buona salute ”.
Destatasi immediatamente, la donna, ripensando alla visione mandata dal cielo, comprese di essere assistita dall'aiuto di san Francesco e, da allora, tutta confortata, moltiplicò le preghiere e i voti, perché si avverasse la promessa.
Si compì finalmente il tempo del parto ed ella partorì un maschietto, che poi crebbe, pieno di forza e di giovanile vigore, quasi che san Francesco gli donasse un supplemento di salute, e fu per i genitori motivo di devozione ancor più sentita verso Cristo e verso il Santo.

1296 Un prodigio analogo a questo compì il beato padre nella città di Tivoli.
Una donna, madre già di molte figlie, era tormentata dal desiderio dl avere un maschietto. Si rivolse a san Francesco con preghiere e voti ed ottenne la grazia, superiore a tutte le sue speranze, di dare alla luce due gemelli.

1297 4. Una donna di Viterbo, prossima al parto, veniva ritenuta prossima piuttosto alla morte, tormentata com'era da dolori viscerali, oltre che angustiata dalle normali doglie.
Sentendosi venir meno e vedendo che ogni cura era inutile, la donna invocò san Francesco e, subito guarita, portò a termine il parto felicemente. Ma, ottenuto ciò che voleva, si dimenticò del beneficio ricevuto, non riconoscendo in esso il glorioso intervento del Santo. Tanto che, nel giorno della sua festa, non esitò a compiere opere servili. Ed ecco: il braccio che aveva steso per lavorare, improvvisamente rimase rigido e secco.
Mentre cercava di tirarlo a sé con l'altro braccio, anche questo rimase paralizzato, con ugual castigo.
Colpita da timore di Dio, la donna rinnovò il suo voto e per la seconda volta si consacrò al misericordioso ed umile Santo, ottenendo, per i suoi meriti, di recuperare l'uso delle membra, che, per la sua ingratitudine e irriverenza, aveva perduto.

1298 5. Una donna delle parti di Arezzo, già da sette giorni si trovava fra i pericoli del parto, e tutti la davano ormai per spacciata, perché il corpo le era diventato tutto nero.
Fece voto al beato Francesco e, ormai in punto di morte, si mise a invocare il suo aiuto.
Appena formulato il voto, si addormentò e vide in sogno il beato Francesco, che le parlava dolcemente e le chiedeva se riconosceva il suo volto e se sapeva recitare in onore della Vergine gloriosa l'antifona “ Salve, regina di misericordia ”.
La donna rispose che lo riconosceva e che sapeva quella preghiera. E allora il Santo: “ Incomincia la sacra antifona, e, prima di terminarla, partorirai felicemente ”.
Mentre supplicava quegli “ occhi misericordiosi ” e menzionava il “ frutto ~> del seno verginale, la donna, liberata da ogni angoscia, partorì un bel bambino.
Rese, dunque, grazie alla “ Regina della misericordia ”, che, per i meriti del beato Francesco, si era degnata d'aver misericordia di lei.


VII

CIECHI CHE RIACQUISTANO LA VISTA


1299 1. Nel convento dei frati minori di Napoli vi era un frate, di nome Roberto, cieco da molti anni. Ad un certo punto sopra gli occhi gli si formò un'escrescenza carnosa, che gli impediva di muovere e sollevare le palpebre.
Un giorno si radunarono in quel convento molti frati forestieri, diretti in diverse parti del mondo.
Ebbene, il beato padre Francesco, specchio di santa obbedienza, quasi per incuorarli al viaggio con la novità di un miracolo, volle guarire quel frate, alla loro presenza, nel modo che segue: Questo frate Roberto era ammalato a morte, tanto che ormai gli era stata raccomandata l'anima; quand'ecco gli si presentò il beato Padre, in compagnia di tre frati, modelli d'ogni santità: sant'Antonio, frate Agostino e frate Giacomo d'Assisi, che ora, dopo morte, lo accompagnavano premurosamente, così come lo avevano seguito perfettamente durante la vita.
Prendendo un coltello, san Francesco gli tagliò via la carne superflua, restituendogli la vista e strappandolo alle fauci della morte; poi gli disse: “ O figlio Roberto, la grazia che ti ho fatto è un segno per i frati che partono per lontane genti: è il segno che io li precederò e guiderò nel loro cammino. Partano con gioia e adempiano con animo pronto l'obbedienza ricevuta! ”.

1300 2. A Tebe, nella Romania, una donna cieca, che la vigilia di san Francesco aveva digiunato a pane ed acqua il giorno della festa, di primissimo mattino si fece condurre dal marito alla chiesa dei frati minori.
Durante la celebrazione della Messa, al momento delI'elevazione del Corpo di Cristo, la donna aprì gli occhi, vide con chiarezza, si prostrò in devotissima adorazione. Così adorando, gridò forte: “ Grazie a Dio e al suo Santo, perché io vedo il Corpo di Cristo ”.
Tutti si voltarono verso quel grido di esultanza.
Compiute le sacre cerimonie, la donna con la gioia nello spirito e la luce negli occhi, tornò a casa sua, tutta esultante, non solo perché aveva recuperato la vista, ma anche perché le era stato concesso di vedere, prima d'ogni altra cosa, quel mirabile sacramento, che è luce vera e viva delle anime. Tutto ciò, per i meriti di san Francesco e in virtù della fede.

1301 3. Un ragazzo quattordicenne di Pofi, nella Campania, per un trauma improvviso, rimase completamente cieco dall'occhio sinistro. Per la violenza del dolore, I'occhio era uscito dal suo posto e rimase poi per otto giorni quasi atrofizzato, pendendo in fuori, sopra la mascella, per la lunghezza di un dito, a causa dell'allentamento del nervo.
Poiché ormai non restava che asportarlo e i medici davano il caso per disperato, il padre del ragazzo si rivolse con tutta l'anima al beato Francesco.
E quell'instancabile soccorritore degli infelici non rimase insensibile alle sue suppliche Difatti con il suo potere taumaturgico fece rientrare l'occhio atrofizzato nella sua posizione normale, sano come prima e come prima sensibile ai raggi della luce sospirata.

1302 4. In quella stessa regione, a Castro dei Volsci, un legno molto pesante, precipitando dall'alto, colpì molto gravemente alla testa un sacerdote, accecandogli l'occhio sinistro .
Gettato a terra, il sacerdote incominciò a lamentarsi, chiamando a gran voce san Francesco: “ Soccorrimi, padre santissimo. Fa' che possa andare alla tua festa, come ho promesso ai tuoi frati ”. Era, infatti, la vigilia del Santo.
Guarì perfettissimamente e, rialzatosi all'istante, proruppe in esclamazioni di lode e di gioia, riempiendo di stupore e di giubilo tutti i presenti, che avevano commiserato il suo dolore.
Andò alla festa e raccontò a tutti la bontà e la potenza miracolosa che aveva sperimentato in se stesso.

1303 5. Un uomo di Monte Gargano, mentre nella sua vigna stava tagliando un legno con la scure, si colpì un occhio, spaccandolo in due, in modo tale che quasi una metà pendeva in fuori.
In una situazione così disperata non aveva alcuna speranza nell'aiuto umano; perciò promise a san Francesco che, se fosse venuto in suo soccorso, avrebbe digiunato nel giorno della sua festa.
Subito il Santo di Dio gli fece ritornare nella giusta posizione l'occhio, ricongiungendo le due metà in cui era diviso e ridonandogli la limpidezza della vista.
Della lesione non rimase alcuna traccia.

1304 6. Il figlio di un nobile, nato cieco, ricevette, per i meriti di san Francesco, la vista tanto desiderata e, a ricordo dell'evento, ricevette il nome di Illuminato.
Riconoscente per il beneficio ricevuto, all'età adatta entrò nell'Ordine di san Francesco e fece grande progresso nella luce della grazia e della virtù, mostrando di essere figlio della luce vera. Finalmente, per i meriti di san Francesco, concluse il santo inizio con una più santa fine.

1305 7. A Zancato, un borgo vicino ad Anagni, un cavaliere di nome Gerardo aveva perso completamente la vista.
Avvenne che due frati minori, provenienti da paesi stranieri, si recassero alla sua casa per chiedere ospitalità.
Furono ricevuti devotamente e trattati con ogni bontà da tutta la famiglia, per amore di san Francesco.
Poi, rese grazie a Dio e all'ospite, poterono raggiungere il vicino luogo dei frati.
Ma una notte, il beato Francesco apparve in sogno a uno di quei frati e gli disse: “ Alzati e va in fretta con il tuo compagno alla casa del vostro ospite. Poiché egli, accogliendo voi, ha accolto Cristo e me, io voglio ricambiare le sue dimostrazioni di bontà. Sappi che egli è diventato cieco in castigo dei suoi peccati, che non si è ancora preoccupato di purgare con la confessione e la penitenza >.
Appena il Padre scomparve, il frate si alzò e si affrettò con il suo compagno a compiere l'incarico ricevuto.
Giunti alla casa dell'ospite, gli narrarono insieme per ordine quello che uno di loro aveva veduto. Rimase fortemente stupito, quell'uomo, e, dichiarando che tutto quanto gli avevano detto era vero, fece di buon animo la sua confessione e promise di emendarsi. Divenuto, così, interiormente un uomo nuovo, riacquistò subito anche la vista esteriore.
La fama di questo miracolo si diffuse tutt'intorno e stimolò molti non solo a venerare il Santo, ma anche a confessare umilmente i propri peccati e ad esercitare l'ospitalità .



AGGIUNTA POSTERIORE


1306 7a. Ad Assisi un uomo fu calunniosamente accusato di furto e perciò fu accecato per severo ordine della giustizia civile. Fu il giudice Ottaviano ad emettere la sentenza di cavare gli occhi all'accusato e fu il cavaliere Ottone a farla eseguire dai pubblici ufficiali.
Sconciato in questo modo, con le occhiaie vuote, poiché gli avevano reciso con il coltello anche i nervi ottici, l'accusato si fece condurre all'altare del beato Francesco e là, proclamando di essere innocente del delitto imputatogli, invocò la clemenza del Santo.
Ebbene, per i meriti di san Francesco, nello spazio di Ire giorni gli furono donati nuovi occhi: più piccoli, certamente, di quelli che gli avevano tolti, ma altrettanto validi per vederci chiaramente.

Questo miracolo stupefacente fu testimoniato, sotto vincolo di giuramento, dal cavaliere Ottone, sopra menzionato, alla presenza del signor Giacomo, abate di San Clemente per ordine del signor Giacomo, vescovo di Tivoli, incaricato di inquisire sul miracolo stesso.
Fu testimoniato, inoltre, da frate Guglielmo Romano, al quale frate Gerolamo, ministro generale dell'Ordine dei frati minori, ordinò per obbedienza e sotto pena di scomunica, di riferire veridicamente quanto sapeva sul fatto.
Stretto da un giuramento così solenne, alla presenza di molti ministri provinciali e di altri frati assai autorevoli, egli affermò quanto segue:
Tempo addietro, quando era ancora secolare, aveva conosciuto l'uomo in questione e costatato che aveva gli occhi. Poi aveva assistito all'operazione dell'accecamento, in cui l'uomo in questione ne era stato privato; e anzi, lui stesso, per curiosità, aveva rivoltato col bastone gli occhi, che erano stati gettati per terra. In seguito aveva visto quello stesso uomo dotato di nuovi occhi, avuti in dono dalla potenza divina, con i quali ci vedeva benissimo.



VIII

INFERMI GUARITI DA VARIE MALATTIE


1307 1. A Città della Pieve c'era un giovane mendicante, sordo e muto fin dalla nascita. Aveva una lingua così corta e sottile, che sembrava troncata dalla radice, come molti poterono molte volte costatare.
Un certo Marco gli diede ospitalità per amor di Dio, e il giovane, sentendo che gli voleva bene, prese l'abitudine di restare con lui.
Una sera Marco, durante la cena, disse alla moglie in presenza del ragazzo: “ Se il beato Francesco ridonasse a questo ragazzo l'udito e la parola, questo, sì, sarebbe un miracolo grandioso ”.
Poi aggiunse: “ Faccio voto a Dio che, se san Francesco si degnerà di fare questo miracolo, io manterrò questo ragazzo a mie spese per tutta la vita ”.
Cosa davvero meravigliosa: in quello stesso istante la lingua del ragazzo ingrossò ed egli cominciò a parlare, dicendo: “ Gloria a Dio e a san Francesco, che mi ha donato l'udito e la parola! ”.

1308 2. Frate Giacomo da Iseo, da bambino, quand'era ancora in famiglia, aveva contratto una forma molto grave di ernia.
Seguendo la divina ispirazione, benché giovane e infermo, si consacrò a Dio entrando nell'Ordine di san Francesco, non svelando, però, a nessuno il disturbo da cui era afflitto.
Quando il corpo del beato Francesco venne traslato nel luogo dove ora è riposto, quale sacro tesoro, con i suoi resti mortali, anche frate Giacomo era presente e poté partecipare alla gioia comune e tributare il dovuto onore al corpo santissimo del Padre, ormai assunto alla gloria del cielo.
Quando le sacre ossa furono deposte nell'arca, egli si avvicinò a quel sacro tumulo e, abbracciandolo con grande fervore di spirito, immediatamente avvertì che l'ernia era miracolosamente rientrata, lasciandolo perfettamente guarito.
Depose il cinto e da allora rimase libero da tutti i passati dolori.

1309 Da questa stessa infermità per la bontà di Dio e i meriti di san Francesco furono miracolosamente guariti fra Bartolomeo da Gubbio, frate Angelo da Todi; Nicola, sacerdote di Ceccano; Giovanni da Sora, un abitante di Pisa e un altro del paese di Cisterna; come pure Pietro di Sicilia, un abitante di Spello, presso Assisi, e moltissimi altri.

1310 3. A Maremma, nel Lazio, una donna, pazza da cinque anni, era diventata anche cieca e sorda. Si dilaniava le vesti con i denti, si buttava nel fuoco e nell'acqua. Al colmo di tutte le sventure, contrasse anche l'orribile mal caduco.
Ma Dio nella sua misericordia dispose di venire in suo soccorso.
Una notte, illuminata da Dio con lo splendore di quella luce che salva, ella vide il beato Francesco, assiso sopra un trono eccelso. Si prostrò dinanzi a lui, supplicandolo umilmente di guarirla; ma egli non accondiscese subito alle sue preghiere. La donna, allora fece il voto di non negare mai, finché ne avesse, I'elemosina a quanti gliel'avessero chiesta per amore di Dio e del Santo.
Subito il Santo accettò il patto: lui, che un tempo ne aveva fatto uno simile col Signore e, benedicendola col segno della croce, le ridonò una salute perfetta.
Da uguale infermità Francesco, il santo di Dio, liberò per sua bontà una fanciulla di Norcia, il figlio di un nobile e alcuni altri, come risulta da fonte sicura.

1311 4. Pietro da Foligno andò una volta in pellegrinaggio al santuario di San Michele, ma non si comportò troppo devotamente. Perciò, mentre stava bevendo a una fontana fu invaso dai demoni.
Rimase ossesso per tre anni e, durante quel periodo, si dilaniava, faceva pessimi discorsi e compiva azioni orrende.
In uno dei rari intervalli di lucidità, volle recarsi al sepolcro del pietoso padre Francesco, per invocare umilmente la sua potenza, poiché aveva sentito che era efficace per scacciare le forze demoniache.
Appena ebbe accostato la mano al sepolcro, fu liberato in maniera prodigiosa dai demoni, che lo straziavano così crudelmente.

Allo stesso modo, Francesco, nella sua bontà, venne in soccorso anche di un abitante di Narni, posseduto dal demonio, e di molti altri. Ma sarebbe troppo lungo narrare particolareggiatamente tutte le vessazioni diaboliche da cui essi erano tormentati e il modo in cui furono liberati.

1312 5. Un cittadino di Fano,che si chiamava Buonuomo era paralitico e lebbroso. Portato dai genitori nella chiesa dei beato Francesco, ottenne la guarigione da entrambe le malattie .
Ma anche un giovane di San Severino, di nome Atto, che aveva il corpo tutto ricoperto di lebbra, fu guarito per i meriti del Santo, dopo aver fatto un voto ed avere visitato il suo sepolcro.
E certo il Santo ebbe una potenza taumaturgica straordinaria nel guarire dalla lebbra, perché, durante la sua vita si era votato, per umiltà e pietà, al servizio dei lebbrosi.

1313 6. Nella diocesi di Sora, una nobildonna di nome Rogata, da ventitré anni era affetta da perdite di sangue. Si aggiunga che era ricorsa a moltissimi medici, ricavandone
moltissimi malanni.
Spesso, per l'acuirsi della malattia, sembrava in fin di vita. Se, poi, si riusciva ad arrestare l'emorragia, le si gonfiava tutto il corpo.

Le capitò di sentire un ragazzo che cantava in vernacolo romanesco la storia dei miracoli, operati da Dio per mezzo di san Francesco, e allora, sciogliendosi in lacrime per la commozione e il dolore, incominciò a dire così: “ O beato padre Francesco, che rifulgi per tanti miracoli, se ti degnerai di liberarmi da questa malattia, ne avrai grande accrescimento di gloria, perché un miracolo così grande finora non l'hai mai fatto ”.
A che tante parole? Aveva appena finito di parlare, che si sentì guarita, per i meriti del beato Francesco.
San Francesco, poi, le guarì anche il figlio Mario, che aveva un braccio rattrappito, dopo che ella ebbe fatto un voto in suo onore.
Anche una donna di Sicilia, che per sette anni aveva patito perdite di sangue, fu guarita dal santo alfiere di Cristo.

1314 7. Nella città di Roma, una donna di nome Prassede, famosa per la sua religiosità, ormai da quasi quarant'anni viveva imprigionata in una piccola cella, dove si era rinchiusa fin dall'età tenerella per amore dell'eterno Sposo.
Prassede meritò dal beato Francesco un favore singolare.
Un giorno era salita sul solaio della celletta a prendere qualcosa che le occorreva; ma, colta da capogiro, cadde, a ruppe il piede con la gamba e si slogò una spalla. Le apparve allora il benignissimo Padre, avvolto in candide vesti splendente di gloria e si mise a parlarle con grande tenerezza “ Alzati, figlia benedetta; alzati e non temere ”.
La prese per mano e la rialzò; poi scomparve.
Ella, credendo di vedere un fantasma, si volgeva qua e per la sua celletta; ma quando, alle sue grida, accorsero finalmente con un lume, capì che era stata perfettamente risanata per l'intervento del servo di Dio Francesco e narrò per ordine tutto quanto era accaduto.


IX

TRASGRESSORI DELLA FESTA DI SAN FRANCESCO.
DENIGRATORI DELLA SUA GLORIA


1315 1. Dalle parti di Poitiers, in un villaggio chiamato Le Simon, un sacerdote di nome Reginaldo aveva ordinato ai suoi parrocchiani di celebrare solennemente la festa di san Francesco, per il quale aveva molta devozione.
Ma un popolano, che non conosceva la potenza del Santo, non tenne conto dell'ordine del suo parroco. Uscito fuori nel campo per far legna, mentre si accingeva al lavoro, udi per tre volte una voce che gli diceva: “ E festa: non si può lavorare ”.
Quel servo temerario, che non aveva ascoltato il comando del sacerdote, non si lasciò impressionare neppure dalla voce del cielo. Ma la potenza di Dio, a gloria del suo Santo, intervenne senza indugio con un miracolo, che fu anche un castigo.
Il contadino aveva già alzato con una mano la scure per dar inizio al lavoro, mentre con l'altra teneva la forcella: ma ecco che per intervento divino, ognuna delle mani gli rimase attaccata all'arnese che impugnava e le dita gli si irrigidirono in modo tale che non riusciva più a staccarle.
Stupefatto, non sapendo che fare, corse alla chiesa, mentre molti accorrevano da ogni parte per vedere il prodigio.
Con il cuore contrito, si inginocchiò davanti all'altare; poi, per suggerimento di uno tra i molti sacerdoti là invitati per la festa, fece umilmente a san Francesco tre voti, come tre volte aveva sentito la voce del cielo: di celebrare con onore la sua festa; di venire, nel giorno della festa, in quella chiesa in cui ora si trovava e di andare in pellegrinaggio al sepolcro del Santo.
Prodigio stupendo da raccontare: formulato un voto, rimase libero un primo dito; pronunciando il secondo, si sciolse l'altro, ma, emesso il terzo voto, non si staccò solo il terzo dito, ma tutta quanta la mano. Così pure avvenne, successivamente, per l'altra mano.
Intanto la gente, ormai accorsa in gran numero, implorava con molta devozione la clemenza del Santo.
L'uomo, riacquistato il libero uso delle mani, depose da se stesso i suoi attrezzi mentre la folla lodava Dio per la meravigliosa potenza dei Santo, che tanto meravigliosamente poteva colpire e risanare.
A ricordo del fatto, sul luogo stesso fu costruito un altare in onore di san Francesco e davanti all'altare furono appesi quei famosi attrezzi, che anche oggi si possono vedere.

Molti altri miracoli furono compiuti là e nei dintorni, quasi per dimostrare che il Santo regna glorioso nei cieli e che qui in terra si deve celebrare col debito onore la sua festa.

1316 2. Nella città di Le Mans, una donna che, nel giorno della solennità di san Francesco, si era messa a lavorare stendendo la mano alla conocchia e le dita a stringere il fuso, sentì le mani irrigidirsi e un gran bruciore alle dita.
Quel castigo fu per lei come una lezione. Riconobbe la potenza del Santo e, tutta pentita, corse dai frati: mentre i figli devoti supplicavano la bontà del padre santo, la donna venne risanata.
Sulle sue mani non rimase alcuna lesione, salvo una traccia di bruciatura, come per ricordarle quant'era accaduto.
In maniera simile tre altre donne (una nella Campania Felice, una a Valladolid e una nel paese di Piglio), che, per loro prevaricazione, si rifiutavano di celebrare la festa del Santo, furono dapprima castigate; ma, poi, pentite, ancor più mirabilmente vennero guarite per l'intercessione del Santo.

1318 3. Un cavaliere di Borgo, in provincia di Massa, denigrava con estrema sfacciataggine le opere e i miracoli del beato Francesco. Insultava e ingiuriava i pellegrini che si recavano a venerare il suo sepolcro e, nella sua frenesia, si scagliava pubblicamente contro i frati.
Una volta quel peccatore ostinato, per contestare la gloria del Santo di Dio, uscì in quest'esecrabile bestemmia: “ Se codesto Francesco è davvero un santo, che io muoia oggi stesso d'un colpo di spada; se, invece, non è un santo, che io resti incolume ”.
L'ira di Dio non tardò a colpire col giusto supplizio colui che ormai aveva trasformato la sua preghiera in colpa.
Infatti di lì a poco, suo nipote, sentendosi ingiuriare da quel bestemmiatore, sguainò la spada e gliela immerse nel ventre. In quel giorno stesso lo scellerato morì e divenne preda dell'inferno, figlio delle tenebre: perché tutti imparassero a non contrastare con espressioni blasfeme gli stupendi prodigi di Francesco e a celebrarli con debite lodi.

1319 4. Un giudice di nome Alessandro, mentre si dava da fare, con la sua lingua avvelenata, per distogliere quanti più poteva dalla devozione al beato Francesco, per giudizio divino perdette l'uso della parola. Vedendo che la punizione lo aveva colpito proprio in quella lingua con la quale aveva peccato, provò gran pentimento e dolore d'aver inveito come un cane rabbioso contro i miracoli del Santo.

Perciò il Santo misericordioso placò il proprio sdegno e riaccordò la propria benevolenza al povero pentito, che umilmente lo invocava, e gli restituì l'uso della parola.
Da allora il giudice, ammaestrato e reso devoto dal castigo, consacrò la sua lingua, non più a denigrare il Santo, ma a celebrarne la gloria.



X

ALTRI MIRACOLI VARI


1320 1. A Gagliano Aterno, in diocesi di una donna di nome Maria, serva fedele e Gesù e di san Francesco.
Un giorno d'estate, uscita a procurarsi il necessario con le proprie mani, la donna si sentì venir meno per il gran caldo e per la gran sete. Sola, su una montagna arida e assolutamente sprovvista d'acqua, si gettò a terra quasi esanime e incominciò a invocare piamente, nel suo cuore, il suo protettore san Francesco.
Continuò la sua preghiera umile e sentita, finché, spossata all'estremo dalla fatica, dalla sete e dal caldo, si assopì alquanto.
Ed ecco venire san Francesco e chiamarla per nome, dicendole: “ Alzati e bevi l'acqua che la generosità di Dio ha procurato per te e per molti ”.
All'udire quella voce, la donna si destò dal suo sopore, tutta confortata; e afferrando una felce lì vicino, la svelse dalle radici; poi, scavando tutto intorno con un bastoncino, trovò acqua viva: era, all'inizio, un tenue zampillo; ma subito, per divina potenza, si ingrandì in una sorgente .
Bevve, dunque, la donna a sazietà; poi si lavò gli occhi e sentì che acquistavano nuova forza visiva, mentre prima li aveva appannati a causa d'una lunga malattia.
S'affrettò a casa, la donna, e raccontò a tutti lo stupendo miracolo, a gloria di san Francesco.
Udito il prodigio, molti accorsero da ogni parte e costatarono per esperienza diretta la efficacia miracolosa di quell'acqua, poiché in gran numero, bagnandosi con essa, dopo aver confessato i loro peccati, venivano guariti da varie malattie.
Quella chiara fonte c'è ancora e accanto è stato costruito un oratorio in onore di san Francesco.

1321 2. A Sahagún, nella Spagna, san Francesco fece rinverdire miracolosamente, contro ogni speranza, un ciliegio ormai secco, ridonandogli fiori e frutti.
Liberò, inoltre, col suo intervento miracoloso, le campagne di Villasilos dal flagello dei vermi, che rodevano le vigne tutt'intorno.
Un sacerdote di Palencia, che tutti gli anni aveva il granaio invaso dai tarli del grano, lo affidò con fede al Santo, e il Santo lo mondò completamente da quei parassiti.
Un signore di Petramala, nel regno delle Puglie, raccomandandosi umilmente al Santo, ottenne che il suo campo rimanesse indenne dal terribile flagello dei bruchi, che faceva strage tutt'intorno.

1322 3. Un certo Martino aveva condotto i buoi al pascolo, lontano dal suo paese.
Uno dei buoi cadde e si fratturò una gamba molto malamente, sicché non c'era modo di rimediare. Martino decise di scuoiarlo; ma non avendo l'arnese necessario e dovendo tornare a casa a prenderlo, lasciò a san Francesco la cura del bue, fiducioso che il Santo lo avrebbe custodito fino al suo ritorno dall'assalto dei lupi.

Ritornò il mattino dopo, prestissimo, con lo scortichino, nel bosco dove aveva lasciato il bue, ma lo trovò che pascolava, così sano che non si riusciva assolutamente a distinguere quale fosse la gamba fratturata.
Martino rese grazie al buon pastore che aveva custodito con tanta cura 11 suo bue e lo aveva guarito.
L'umile Santo ama soccorrere tutti quanti lo invocano e non sdegna di venir incontro alle necessità, per quanto piccole, degli uomini.
Infatti ad un tale di Amiterno fece ritrovare il giumento che gli era stato rubato.
A una donna di Antrodoco riaggiustò perfettamente un catino nuovo, che, cadendo, s'era rotto in mille pezzi.
Anche ad un contadino di Montolmo, nelle Marche, riaggiustò il vomere, reso inutilizzabile da una rottura.

1323 4. Nella diocesi di Sabina c'era una vecchierella ottuagenaria, alla quale la figlia, morendo, aveva lasciato un bambino ancora lattante.
Piena di miseria, era la vecchierella, ma vuota di latte: e non c'era nessuna donna che si prestasse a dare al bambino affamato la necessaria razione di latte, sicché la vecchierella non sapeva proprio da che parte voltarsi.
Intanto il bambino si indeboliva. Allora la vecchierella, priva di ogni aiuto umano, una notte, tra una pioggia di lacrime, si rivolse con tutta l'anima al beato padre Francesco, invocando soccorso.
Il Santo, che ama l'età innocente, fu subito accanto a lei e le disse: “ Io sono san Francesco che, tu o donna, hai invocato con tante lacrime. Porgi le tue mammelle alla bocca del bambino, perché il Signore ti darà latte in abbondanza ”.
La vecchia adempì all'ordine del Santo e immediatamente le mammelle della ottuagenaria diedero latte in abbondanza.
La fama di questo mirabile dono del Santo si diffuse ovunque, perché molti, uomini e donne, erano accorsi a vedere. E siccome la lingua non poteva impugnare ciò che gli occhi attestavano, tutti si sentivano infervorati a lodare Dio per la potenza mirabile e per l'amabile pietà del suo Santo.

1324 5. Due coniugi di Scoppito avevano un unico figlio che era nato con le braccia attaccate al collo, le ginocchia congiunte al petto e i piedi uniti alle natiche, sicché non pareva figlio di uomini, ma un mostro.
Da qui la loro quotidiana afflizione per quella discendenza così umiliante. Era la donna a soffrire più intensamente. Spesso ella si rivolgeva a Cristo con grida e lamenti, pregandolo che si degnasse di venir incontro alla sua infelicità e alla sua vergogna, per l'intercessione di san Francesco.
Una notte, mentre, oppressa da questa tristezza, si abbandonava ad un triste sonno, le apparve san Francesco, che la confortò con tenere parole e inoltre la esortò a portare il figlio in un luogo vicino dedicato al suo nome, per aspergerlo nel nome del Signore con l'acqua del pozzo che vi avrebbe trovato: così sarebbe divenuto perfettamente sano.
La donna, però, non volle eseguire l'ordine del Santo, che glielo ripeté in una seconda apparizione. Infine, apparendole una terza volta, la condusse col suo bambino fino alla porta del luogo indicato, precedendola e facendole da guida.
Vedendo sopraggiungere alcune matrone, venute per loro devozione a visitare quel luogo, la donna raccontò loro accuratamente la visione. Quelle, allora, andarono con lei a presentare il bambino ai frati. Poi la più nobile tra loro attinse l'acqua dal pozzo e lavò il bambino con le proprie mani: subito tutte le membra del bambino acquistarono una posizione normale e il bambino fu sano.

La grandezza del miracolo suscitò lo stupore di tutti.



AGGIUNTA POSTERIORE


1325 5a. A Susa, un giovane di Rivarolo Canavese, di nome Ubertino, era entrato nell'Ordine dei frati minori. Durante il noviziato, a causa di un terribile spavento, divenne pazzo e, colpito da gravissima paralisi in tutta la parte destra, perdette con il moto la sensibilità, l'udito e la parola.
Con grande mestizia dei frati, egli rimase disteso nel letto in quella condizione così pietosa per molti giorni, mentre intanto si avvicinava la solennità di san Francesco.
Alla vigilia, ebbe un momento di lucido intervallo e, così come gli riusciva, si mise ad invocare con parole indistinte ma fervida fede, il padre pietoso.
All'ora del mattutino, mentre tutti gli altri frati erano in coro, intenti alle divine lodi, ecco, il beato padre apparve al novizio nell'infermeria, vestito con l'abito dei frati, facendo risplendere una grande luce in quell'abitazione.
E, ponendogli la mano sul fianco destro, la fece scorrere dolcemente dalla testa ai piedi; gli mise le dita nell'orecchio e gli impresse un segno particolare sulla spalla destra, dicendo: “ Questo sarà per te il segno che Dio, servendosi di me, che tu hai voluto imitare entrando in Religione, ti ha ridonato perfetta salute ”.
Poi, mettendogli il cingolo, che, stando a letto, il novizio non aveva indosso, gli disse: “ Alzati e va in chiesa a celebrare devotamente, insieme con gli altri, le prescritte lodi di Dio ”.
Detto questo, mentre il giovane cercava di toccarlo con le mani e di baciargli i piedi, in segno di ringraziamento, il beato padre scomparve dalla sua vista.
Il giovane, riacquistata la salute e la lucidità della mente, la sensibilità e la parola, entrò in chiesa, tra lo stupore dei frati e dei secolari, presenti per la circostanza, che avevano visto il giovane quand'era paralitico e senza senno partecipò alla recita delle lodi e poi raccontò per ordine il miracolo, infiammando tutti alla devozione per Cristo e per il beato Francesco.

1326 6. Un abitante di Cori, in diocesi di Ostia, aveva perduto totalmente l'uso della gamba e non poteva assolutamente camminare né muoversi.
Trovandosi in così grave angustia e disperando delI'aiuto umano, una notte si diede a presentare le sue querele a san Francesco, come se lo vedesse lì presente, in questo stile: “ O san Francesco, aiutami. Non ti ricordi il servizio che ti ho fatto e la devozione che ti ho sempre dimostrato? Io ti ho portato sul mio asino, ho baciato i tuoi sacri piedi e le tue sacre mani; sempre ti sono stato devoto, sempre sono stato generoso con te: ed ecco che ora muoio tra questi crudelissimi tormenti ”
Spinto da questi lamenti, subito si fece presente quel Santo che non dimentica i benefici ricevuti ed è riconoscente ai suoi devoti, apparendo in compagnia di un altro frate, all'uomo che vegliava in preghiera. Gli disse che era accorso alla sua chiamata e che aveva portato la medicina per guarirlo.
Gli toccò la parte offesa con un bastoncino in forma di Tau, facendo scoppiare il tumore e ridonandogli perfetta salute. Ma fece una cosa ancor più meravigliosa: gli lasciò impresso il sacro segno del Tau sul punto dov'era stata sanata la piaga, a memoria del miracolo. Era questo il segno con il quale san Francesco firmava le sue lettere, ogni volta che la carità lo spingeva ad inviare qualche missiva.

1327 7. Ma ecco: mentre la nostra mente, distratta dalla varietà dei fatti narrati, indugia ora su l'uno ora su l'altro dei miracoli compiuti dal beato padre, si è incontrata nuovamente, sotto la guida di Dio, con il Tau, cioè con il segno della salvezza.
Ciò è avvenuto per i meriti di Francesco stesso, glorioso alfiere della croce, e ci permette di rilevare che la croce è divenuta la più solida testimonianza della gloria che ora egli gode, trionfando con Cristo in cielo, così come era stata la causa dei suoi meriti eccelsi e della sua salvezza, quando seguiva la milizia di Cristo, qui sulla terra.

1328 8. E, in verità, questo mistero grande e mirabile della croce, nel quale i carismi della grazia, i meriti delle virtù, i tesori della sapienza e della scienza sono nascosti così profondamente da risultare incomprensibili ai sapienti e ai prudenti di questo mondo, fu svelato a questo piccolo di Cristo in tutta la sua pienezza, tanto che in tutta la sua vita egli ha seguito sempre e solo le vestigia della croce, ha conosciuto sempre e solo la dolcezza della croce, ha predicato sempre e solo la gloria della croce.
Perciò egli, all'inizio della sua conversione ha potuto dire con verità, come l'Apostolo: “ Non sia mai ch'io mi glori d'altro che della Croce di Cristo ”.
Con non minor verità ha potuto ripetere, nello svolgimento della sua vita: “ Tutti quelli che seguiranno questa regola, pace sopra di loro e misericordia ”.
E con pienezza di verità, nel compimento della sua vita, ha potuto concludere: << Io porto nel mio corpo le stimmate del Signore Gesù! >>.
Ma noi bramiamo sentire ogni giorno da lui anche quell'augurio: “ La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia col vostro spirito, fratelli. Amen ”.

1329 9. Glòriati, dunque, ormai sicuro, nella gloria della croce, o glorioso alfiere di Cristo; tu che, cominciando dalla croce, sei progredito seguendo la regola della croce e nella croce hai portato a compimento la tua opera.
Glòriati, ora che prendendo a testimonio la croce, manifesti a tutti i fedeli quanto sei glorioso nel cielo.
Ormai ti seguano sicuri coloro che escono dall'Egitto: il legno della croce di Cristo farà dividere davanti a loro il mare ed essi passeranno il deserto, attraverseranno il Giordano della vita mortale e, sorretti dalla mirabile potenza della croce, entreranno nella terra promessa dei viventi.
Là ci introduca il vero condottiero e salvatore dei popolo, Gesù Cristo crocifisso, per i meriti del suo servo Francesco, a lode del Dio uno e trino; che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.



E' terminata la narrazione
dei miracoli
compiuti dal beato Francesco
dopo la sua morte.

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