DALLE FONTI FRANCESCANE 148--151
Ammonizioni
III L'OBBEDIENZA PERFETTA
[148] 1 Dice il Signore nel Vangelo: "Chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo" (Lc 14,33), 2 e: "Chi vorrà salvare la sua anima, la perderà" (Lc 9,24).
3 Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo colui che sottomette totalmente se stesso alI'obbedienza nelle mani del suo superiore. 4 E qualunque cosa fa o dice che egli sa non essere contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza.
[149] 5 E se qualche volta il suddito vede cose migliori e più utili alla sua anima di quelle che gli ordina il superiore, volentieri sacrifichi a Dio le sue e cerchi invece di adempiere con l'opera quelle del superiore. 6 Infatti questa è l'obbedienza caritativa, perché compiace a Dio e al prossimo (Cfr. 1Pt 1,22).
[150] 7 Se poi il superiore comanda al suddito qualcosa contro la sua coscienza, pur non obbedendogli, tuttavia non lo abbandoni. 6 E se per questo dovrà sostenere persecuzione da parte di alcuni, li ami di più per amore di Dio. 9 Infatti, chi sostiene la persecuzione piuttosto che volersi separare dai suoi fratelli, rimane veramente nella perfetta obbedienza, poiché sacrifica la sua anima (Cfr. Gv 15,13) per i suoi fratelli.
[151] 10 Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro (Cfr. Lc 9,62) e ritornano al vomito (Cfr. Pr 26,11; 2Pt 2,22) della propria volontà. 11 Questi sono degli omicidi e sono causa di perdizione per molte anime con i loro cattivi esempi.
COMMENTO
Il Poverello di Assisi, santamente geloso nel riconoscere i diritti di Dio, desideroso di conformarsi totalmente a Cristo,ha dato molta importanza alla obbedienza, considerata come una "espropriazione" del proprio "io". Solo così ha intuito di poter vivere in totale povertà, "senza nulla di proprio", anche e soprattutto nei riguardi della propria volontà. Per lui la disobbedienza è un evento che rompe i rapporti amichevoli tra l'uomo e Dio ed equivale al peccato. L'uomo che pecca, invece di glorificare Dio, pretende di glorificare se stesso; invece di aver fiducia in Lui, si fida del tentatore: "sarete simili a Dio". Peccando, l'uomo fa un'appropriazione indebita in quanto reputa sua proprietà il dono massimo fatto a lui da Dio: la libera volontà. La redenzione, con l'obbedienza colma d'amore del Figlio di Dio e dell'uomo, rimette le cose a posto, ristabilisce l'immancabile giustizia: dare a Dio quello che è di Dio e all'uomo quello che è dell'uomo
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