lunedì 11 maggio 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI La Verna 14

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SAN FRANCESCO RICEVE IN DONO IL MONTE DELLA VERNA DAL CONTE ORLANDO CATANI
Si narra che nel maggio del 1213 San Francesco si trovasse a San Leo, al confine tra Romagna e Marche, e stesse facendo una predica in una pubblica piazza. Tra la gente che ascoltava vi era un tal Conte Orlando Catani di Chiusi che rimase particolarmente colpito ed affascinato dalle parole di Francesco che invitavano alla povertà, alla preghiera, all’amore e alla vicinanza verso i sofferenti. A fine predica il Conte avvicinò il giovane di Assisi e gli manifestò di desiderio di donargli un monte dalla conformazione particolarmente rocciosa, luogo che si sarebbe prestato molto per la preghiera, la riflessione, la penitenza. Quel monte si chiamava La Verna. 

Francesco accettò, ma con "riserva". Avrebbe voluto prima vederlo quel luogo. Il futuro Santo sarebbe poi andato a conoscere quel monte con alcuni suoi compagni (ma quando, se dopo poco o diverso tempo non si sa) e convenuto che il luogo si addiceva agli scopi suggeriti da Conte Orlando Catani, accettò volentieri quel grande dono. 
La presenza di San Francesco alla Verna nell’estate del 1224 (periodo in cui ricevette le Sacre Stimmate) è cosa storica, accertata ed accettata, su quante volte e per quanto tempo il Santo si sia recato alla Verna prima di allora, non ci sono fonti che ci parlano di ciò. Si parla di un San Francesco che ha ricevuto le stimmate in occasione dell’ultima sua salita alla Verna, ma in che periodi ci sono state le salite precedenti. Francesco, con i suoi compagni, costruisce una piccola chiesa alla Verna che chiamerà Santa Maria degli Angeli, per onorare quel luogo vicino ad Assisi dove si trovava la sua Porziuncola. Ma in che anno? 
La vita di San Francesco è un mix di storia con un po’ di leggenda, nella breve vita di San Francesco alla Verna prevale la leggenda sulla storia.

FF 1897/ 98/ 99 I FIORETTI

1897 Quanto alla prima considerazione, è da sapere che santo Francesco, in età di quarantatrè anni, nel mille ducento ventiquattro, spirato da Dio si mosse della valle di Spuleto per andare in Romagna con frate Leone suo compagno; e andando passò a pie' del castello di Montefeltro, nel quale castello si facea allora un grande convito e corteo per la cavalleria nuova d' uno di quelli conti di Montefeltro. E udendo santo Francesco questa solennità che vi si facea e che ivi erano raunati molti gentili uomini di diversi paesi, disse a frate Leone: « Andiamo quassù a questa festa, però che con lo aiuto di Dio noi faremo alcuno frutto spirituale ».
Tra gli altri gentili uomini che vi erano venuti di quella contrada a quello corteo, sì v' era uno grande e anche ricco gentile uomo di Toscana, e aveva nome messere Orlando da Chiusi di Casentino, il quale per le maravigliose cose ch' egli avea udito della santità e de' miracoli di santo Francesco, sì gli portava grande divozione e avea grandissima voglia di vederlo e d' udirlo predicare.
Giugne santo Francesco a questo castello ed entra e vassene in sulla piazza, dove era radunata tutta la moltitudine di questi gentili uomini, e in fervore di spirito montò in su uno muricciuolo e cominciò a predicare proponendo per tema della sua predica questa parola in volgare: Tanto è quel bene ch' io aspetto, che ogni pena m' è diletto. E sopra questo tema, per dittamento dello Spirito santo, predicò sì divotamente e sì profondamente, provandolo per diverse pene e martìri de' santi Apostoli e de' santi Martiri e per le dure penitenze di santi Confessori, per molte tribulazioni e tentazioni delle sante Vergini e degli altri Santi, che ogni gente stava con gli occhi e con la mente sospesa inverso di lui, e attendeano come se parlasse uno Agnolo di Dio. Tra li quali il detto messere Orlando, toccato nel cuore da Dio per la maravigliosa predicazione di santo Francesco, si puose in cuore d' ordinare e ragionare con lui, dopo la predica, de' fatti dell' anima sua.

1898 Onde, compiuta la predica, egli trasse santo Francesco da parte e dissegli: «O padre, io vorrei ordinare teco della salute dell' anima mia ». Rispuose santo Francesco: « Piacemi molto; ma va' istamani e onora gli amici tuoi che t' hanno invitato alla festa e desina con loro, e dopo desinare parleremo insieme quanto ti piacerà ». Vassene adunque messere Orlando a desinare, e dopo desinare torna a santo Francesco, e sì ordina e dispone con esso lui i fatti dell' anima sua pienamente. E in fine disse questo messere Orlando a santo Francesco: « Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama il monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera vita solitaria. S' egli ti piacesse, volentieri lo ti donerei a te e a' tuoi compagni per salute dell' anima mia ». Udendo santo Francesco così liberale profferta di quella cosa ch' egli desiderava molto, ne ebbe grandissima allegrezza, e laudando e ringraziando in prima Iddio e poi il predetto messere Orlando, sì gli disse così: « Messere, quando voi sarete tornato a casa vostra, io sì manderò a voi de' miei compagni e voi sì mostrerete loro quel monte; e s' egli parrà loro atto ad orazione e a fare penitenza, insino a ora io accetto la vostra caritativa profferta ». E detto questo, santo Francesco si parte: e compiuto ch'egli ebbe il suo viaggio, sì ritornò a Santa Maria degli Agnoli; e messere Orlando similmente, compiuta ch' egli ebbe la solennità di quello corteo, sì ritornò al suo castello che si chiamava Chiusi, il quale era presso alla Vernia a uno miglio.

1899 Tornato dunque che santo Francesco fu a Santa Maria degli Agnoli, egli sì mandò due de' suoi compagni al detto messere Orlando; i quali giugnendo a lui, furono con grandissima allegrezza e carità da lui ricevuti. E volendo egli mostrare loro il monte della Vernia, sì mandò con loro bene da cinquanta uomini armati, acciò che li difendessino dalle fiere salvatiche. E così accompagnati, questi Frati salirono in sul monte e cercarono diligentemente, e alla perfine vennero a una parte del monte molto divota e molto atta a contemplare, nella quale parte sì era alcuna pianura, e quello luogo sì scelsono per abitazione loro e di santo Francesco. E insieme coll' aiuto di quelli uomini armati ch' erano in loro compagnia feciono alcuna celluzza di rami d'arbori; e così accettarono e presono, nel nome di Dio, il monte della Vernia e il luogo de' frati in esso monte, e partironsi e tornarono a santo Francesco. E giunti che furono a lui, sì gli recitarono come e in che modo eglino aveano preso il luogo in sul monte della Vernia, attissimo alla orazione e a contemplazione. Udendo santo Francesco questa novella, si rallegrò molto e, laudando e ringraziando Iddio, parla a questi frati con allegro viso e dice così: « Figliuoli miei, noi ci appressiamo alla quaresima nostra di santo Michele Arcangelo: io credo fermamente che sia volontà di Dio che noi facciamo questa quaresima in sul monte della Vernia, il quale per divina dispensazione ci è stato apparecchiato acciò che ad onore e gloria di Dio e della sua gloriosa vergine Maria e de' santi Agnoli noi con penitenza meritiamo da Cristo la consolazione di consacrare quel monte benedetto ».

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