martedì 5 maggio 2015

SAN FRANCESCO E LE FONTI La Verna 10

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                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     SAN FRANCESCO VA DA PAPA INNOCENZO III

SAN FRANCESCO RICEVE DA PAPA INNOCENZO III L'APPROVAZIONE DELLA REGOLA. 
La didascalia originale posta sotto questa pittura nel corridoio delle Stimmate della Verna non è completamente giusta. Ecco perché. 

Nell'estate del 1210 Francesco ed i suoi compagni partono alla volta di Roma con lo scopo d'incontrare Papa Innocenzo III e fargli approvare la Regola francescana. In un primo tempo il Papa non riceve San Francesco ed i suoi seguaci, poi, la leggenda ci dice dopo un sogno, li accoglie. Innocenzo III rimane perplesso sulla attuabilità di tale documento in quanto sarebbe mal accettato dalla Chiesa di Roma, quindi lo approva a metà, ossia solo verbalmente. San Francesco ed il suo ordine sono liberi di attuare la Regola ed hanno licenza di predicarla. I componenti dell'ordine francescano sono inoltre nominati chierici. 
Solo nel Novembre del 1223 Papa Onorio III approverà la Regola con Bolla "Solet annuere". Un documento che San Francesco aveva riscritto nei mesi precedenti nell'Eremo di Fonte Colombo nei pressi di Rieti e che trattava la condotta di vita dei frati. 
Nel dicembre di quello stesso anno, Francesco realizzò a Greccio, non lontano da Fonte Colombo, il primo presepe della storia.

FF 1064 della Leggenda Maggiore

1064 10. Il servo di Dio onnipotente, affidandosi totalmente alla preghiera, con le sue devote orazioni ottenne che Dio rivelasse a lui le parole con cui doveva esprimersi e al Papa le decisioni da prendere.
Egli, infatti raccontò al Pontefice, come Dio gliel'aveva suggerita, la parabola di un ricco re che con gran gioia aveva sposato una donna bella e povera e ne aveva avuto dei figli che avevano la stessa fisionomia del re, loro padre e che, perciò, vennero allevati alla mensa stessa del re.
Diede, poi, l'interpretazione della parabola, giungendo a questa conclusione: << Non c'è da temere che muoiano di fame i figli ed eredi dell'eterno Re; perché essi, a somiglianza di Cristo, sono nati da una madre povera, per virtù dello Spirito Santo e sono stati generati per virtù dello spirito di povertà, in una religione poverella. Se, infatti, il Re del cielo promette ai suoi imitatori il Regno eterno, quanto più provvederà per loro quelle cose che elargisce senza distinzione ai buoni e ai cattivi >>.
Il Vicario di Cristo ascoltò attentamente questa parabola e la sua interpretazione e, pieno di meraviglia, riconobbe senza ombra di dubbio che, in quell'uomo, aveva parlato Cristo. Ma si sentì rassicurato anche da una visione, da lui avuta in quella circostanza, nella quale lo Spirito di Dio gli aveva mostrato la missione a cui Francesco era destinato. Infatti, come egli raccontò, in sogno vedeva che la Basilica del Laterano ormai stava per rovinare e che, un uomo poverello, piccolo e di aspetto spregevole, la sosteneva, mettendoci sotto le spalle, perché non cadesse.
<< Veramente -- concluse il Pontefice -- questi è colui che con la sua opera e la sua dottrina sosterrà la Chiesa di Cristo >>.
Da allora, sentendo per il servo di Cristo una straordinaria devozione, si mostrò incline ad accogliere in tutto e per tutto le sue richieste e lo amò poi sempre con affetto speciale. Concedette, dunque, le cose richieste e promise che ne avrebbe concesse ancora di più.
Approvò la Regola: conferì il mandato di predicare la penitenza e a tutti i frati laici, che erano venuti con il servo di Dio, fece fare delle piccole chieriche, perché potessero predicare liberamente la Parola di Dio.

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